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Otto e mezzo, il negoziatore di Zelensky spiazza Caracciolo e Gruber: "L'unico modo per far finire la guerra"

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Giada Oricchio
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"Armi offensive, no fly zone e embargo per gas e petrolio”. E’ un mediatore poco diplomatico, provato dall’orrore di 32 giorni di guerra, non domo né domato. Alexander Rodnyansky, consigliere del presidente ucraino Zelensky, in collegamento con Otto e Mezzo, il talk politico di LA7, venerdì 25 marzo, ha ribadito che si può trattare sulla neutralità del suo Paese però “è fuori dal tavolo la cessione di territorio alla Russia, non faremo nessun dono sulla nostra integrità territoriale” e che il Cremlino non ha una volontà vera di portare avanti i negoziati: “Mentono su tutto, sbagliamo se crediamo che siano interessati al dialogo dopo 20 anni di menzogne. C’è un’alta probabilità che le trattative falliranno”.

Rodnyansky ha dettato le richieste di aiuto all’Unione Europea: “Ci serve sostegno militare ed economico. Non solo armi di difesa, ma anche armi offensive. E c’è bisogno di un maggior pressing economico sulla Russia che finanzia il conflitto con la vendita di gas e petrolio”. Il mediatore ha evidenziato che la strategia militare russa è fallita: nessuna delle grandi città è stata conquistata e nemmeno l’area del Donbass è presa nella sua totalità. Lilli Gruber si sofferma proprio su questo punto: “Mariupol, la città portuale nel sud est è in mano all’Ucraina o sotto il controllo dei russi?” e il professore ha assicurato che Mariupol è ancora fermamente nelle mani ucraine: “E’ sotto assedio da tempo, c’è una catastrofe umanitaria in corso, ma non ne hanno il controllo”.

Rodnyansky è battagliero, sferzante, critico anche nei confronti dell’Occidente che pure sta aiutando l’Ucraina invasa: “Se si pensa che la Russia sia un regime con cui convivere fianco a fianco in pace con un’economia prospera, è un grosso sbaglio. Questo è un regime che minaccia la pace e la stabilità dell’intera Europa. L’hanno già detto che non si fermeranno in Ucraina. Voglio che sia chiara una cosa: è nell’interesse dell’Europa che tutto questo finisca il prima possibile”.

Il nodo resta sempre lo stesso: il “come” senza scatenare la terza guerra mondiale. Per il negoziatore l’Occidente può intervenire fornendo più armi il prima possibile, più sistemi di difesa aerea, più mezzi contro i carri armati e poi con l’embargo sull’esportazioni di gas e petrolio dalla Russia: “Magari si potrebbe fare una cosa graduale. Si potrebbe iniziare dal petrolio che è più facile da sostituire. A medio termine c’è il rischio di un costo economico molto importante per l’Europa. Meglio pagare un prezzo controllabile piuttosto che avere una catastrofe totale dopo. Questo porrebbe fine alla guerra” ha concluso sicuro il consigliere di Zelensky che ha pungolato UE e Stati Uniti sulla no fly zone: “Cosa si considera un intervento? Ci avete già dato gli armamenti e la Russia non lo considera un intervento tale da considerare che l’Occidente è coinvolto nel conflitto, quindi se ci aiutate a proteggere i cieli, chi lo dice che porterebbe a una reazione diversa di Putin? Lo dicono, ma non significa che lo farebbero”.

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