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“Prima ondata di un nuovo virus”. Il virologo Matteo Bassetti non ha più paura del Covid: ecco perché

Angela Barbieri
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È ancora in leggera salita la curva epidemica in Italia. I nuovi casi sono 76.260, contro i 96.365 di martedì, ma soprattutto i 72.568 di mercoledì scorso: un aumento su base settimanale del 5%, in netta frenata rispetto alla scorsa settimana quando la crescita giornaliera superava il 40%. Se il trend sarà confermato nei prossimi giorni, è probabile che non manchi molto all'inizio della discesa. I tamponi processati sono 513.744 (ieri 641.896), con un tasso di positività che scende dal 15% al 14,8%. I decessi sono 153 (il giorno prima 197). Le vittime totali dall'inizio della pandemia sono 158.254. Le terapie intensive tornano ad aumentare, 11 in più (-8 rispetto a martedì) con 55 ingressi del giorno, e salgono a 466, mentre i ricoveri ordinari calano di 30 unità (+241), 8.939 in tutto. La regione con il maggior numero di casi nelle ultime 24 ore è la Lombardia con 9.206 contagi, seguita da Lazio (8.340), Campania (8.093), Puglia (7.270) e Sicilia (6.481). I casi totali superano quota 14 milioni e arrivano a 14.070.450. I dimessi/guariti delle ultime 24 ore sono 51.922 (martedì 71.380) per un totale che sale a 12.685.306. Ancora in aumento gli attualmente positivi, 26.283 in più (+25.327), e salgono a 1.226.890. Di questi 1.217.485 pazienti sono in isolamento domiciliare.

 

 

«La soglia psicologica dei 100mila casi non deve fare paura. Soprattutto perché il contagio non vuole dire malato grave e il dato italiano lo conferma: abbiamo sempre il segno meno davanti ai numeri delle terapie intensive», commenta Matteo Bassetti. L'infettivologo del San Martino di Genova, sentito dall'AdnKronos, spiega meglio: «Aumentano i ricoveri in media intensità, ma era una cosa attesa, perché con le forme meno gravi spesso le persone cercano l'assistenza in ospedale. Il problema è che molti di questi ricoveri credo che siano anche inappropriati e tanti potrebbero essere curati a casa. L'aumento dei casi è fisiologico, potremmo arrivare anche a 200mila. Ma ci interessa questo numero? O dobbiamo guardare il segno meno delle rianimazioni?». Inoltre, «se questa infezione è depotenziata dalla vaccinazione, e lo vediamo dai dati sugli effetti più gravi - ragiona Bassetti - rappresenta quello che in passato era un'ondata di influenza. Abbiamo mai fatto i tamponi a tutti quelli che avevano l'influenza, ad esempio a febbraio o marzo di un qualsiasi anno pre-pandemia? No, non l'abbiamo fatto. Se non aumentano i ricoveri in terapia intensiva, non dobbiamo preoccuparci, se invece ci sarà un incremento pesante anche nei dati dei ricoveri, allora potremo parlare di quinta ondata». In molti si chiedono cosa accadrà con l'arrivo dell'autunno e dell'inverno. «Con la fine dello stato di emergenza non finisce la pandemia- conclude Bassetti - e se non sappiamo difenderci sono dolori: a ottobre rischiamo di ricominciare. Se non aumentiamo le dosi di richiamo, occhio che sono scese molto nelle ultime settimane, e i fragili non fanno la quarta dose, il virus tornerà a mordere forte e a fare danni».

 

 

Bassetti ha anche parlato di Omicron2 a Libero: «In Liguria l'80% dei virus tracciati oggi sono Omicron 2, Delta è praticamente scomparsa. È più contagioso, ma assomiglia molto a un raffreddore. I sintomi sono quelli classici: tosse, mal di gola, naso che cola, magari problemi gastrointestinali. La buona notizia è che in ospedale ci vanno in pochi. Ma attenzione non è la quinta ondata. La realtà dei fatti è che siamo di fronte alla prima ondata di un virus depotenziato dai vaccini».

 

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