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"Avete silenziato il Papa", Paolo Liguori contro il coro sull'Ucraina: "Media vergognosi", gelo dalla Palombelli

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"L'aumento della spesa per le armi al 2% è una pazzia, mi sono vergognato". Il grido di Papa Francesco sulla guerra in Ucraina è stato liquidato dai grandi media con un'alzata di spalle, probabilmente perché non "funzionale" alla narrazione dominante sul sanguinoso conflitto scatenato dalla Russia. A puntare il dito contro la "censura vergognosa" nei confronti del Pontefice e Paolo Liguori, direttore di TgCom24, che giovedì 24 marzo è intervenuto a Stasera Italia. 

 

"La condanna del Papa alle spese militari e l'invio di armi è stata censurata", attacca il giornalista nel programma condotto su Rete 4 da Barbara Palombelli. Liguori cita un precedente inquietante: "Benedetto XV nella Prima guerra mondiale aveva rifiutato di prendere una posizione belligerante e lo avevano silenziato, le sue parole non furono neanche riportate sulle cronache. Ora abbiamo silenziato il Papa a cui addirittura gli ucraini e i russi hanno attribuito una possibilità di trattativa", argomenta il direttore. Per Liguori in Italia nessuno vuole la trattativa e i media arrivano a censurare il Papa: "È una vergogna, mi vergogno anch'io. È una porcheria". 

 

La Palombelli allora tira in ballo Tommaso Labate, firma del Corriere della sera e quindi rappresentante della "grande stampa" contro cui Liguori ha puntato il dito, non risparmiando tra l'altro Massimo Franco che sul giornale milanese ha dato Bergoglio per sostenitore dell'Ucraina. "Nessuno è in grado di censurare il Papa più mediatico di sempre", è la difesa di Labate.

 

Le polemiche giornalistiche non piacciono alla conduttrice che sbotta: "Se devi dire qualcosa a Massimo Franco lo chiami", ma Liguori è un fiume in piena: "È necessario parlare dei colleghi, sui giornali si leggono cronache di gente che non ha visto niente", attacca lodando Fausto Miroslavo che a Stasera Italia racconta la guerra, "ma solo le cose che ha visto con i suoi occhi".  "L’informazione oggi è un fronte di guerra", conclude. 

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