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Il green pass rovina la Pasqua ai ristoratori già in ginocchio. È ancora rivolta per il duro colpo

Dario Martini
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I ristoratori sono di nuovo sul piede di guerra. «Il governo è stato molto ipocrita, ha tolto lo stato d'emergenza ma continua a chiedere il super green pass», tuona Paolo Bianchini, presidente di Mio Italia, il movimento che raccoglie le imprese attive nel settore dell'ospitalità. Lo stesso malcontento si registra in tutte le associazioni di categoria, da Filiera Italia a Fipe, fino a Federmep. Speravano in una Pasqua e in un 25 aprile senza più restrizioni. Invece dovranno aspettare maggio. Solo allora, infatti, il certificato verde sparirà definitivamente. A nulla sono valsi gli appelli dei giorni scorsi. Il governo non ha voluto ascoltare i ristoratori. Il decreto approvato due giorni fa dal Consiglio dei ministri prevede la proroga fino al 30 aprile del super green pass (vaccino o guarigione dal Covid) per accedere ai ristoranti al chiuso, ma non servirà se ci si trova in alberghi o strutture ricettive. Bianchini denuncia un paradosso: «Gli italiani vengono discriminati rispetto agli stranieri». Questi ultimi, infatti, già dal primo aprile potranno entrare nei ristoranti con il green pass base. Significa che ai turisti non vaccinati basterà il tam pone per pranzare o cenare fuori.

 

 

Bianchini sottolinea un'altra cosa assurda: «I quattro paesi che confinano con l'Italia: Francia, Svizzera, Austria e Slovenia, a differenza nostra, hanno tolto il green pass. È un chiaro disincentivo a venire da noi. Molti turisti, quando vedono che in Italia c'è ancora il certificato verde, rimandano il viaggio. È un comportamento comprensibile, pensano che da noi la situazione non sia ancora sotto controllo. Così, alla fine, gli italiani vanno all'estero e gli stranieri non vengono da noi». Bianchini è un fiume in piena: «Draghi dice che ogni decisione viene presa in base alla scienza, allora ci spieghi quale scienziato gli sta consigliando di stroncare l'ossatura economica del Paese, rappresentata dalle nostre imprese». Una voce fuori dal coro all'interno del governo è quella di Massimo Garavaglia. Il ministro del Turismo ha provato ad apporsi alla proroga del super green pass. Ma è stato inutile. Ha quantificato in 500 milioni di euro la perdita per il settore della ristorazione. Una stima stigmatizzata da Draghi in conferenza stampa: «Vorrei capire come ha fatto questo calcolo», ha detto sarcastico il premier. Il ministro leghista, però, non molla: «L'Italia dovrebbe adeguarsi a quello che fanno gli altri Paesi, per evitare di perdere flussi turistici. È necessario dare un messaggio di sicurezza e di tranquillità ai turisti stranieri e allineare le regole in modo che non possano scegliere un Paese piuttosto che un altro».

 

 

Particolarmente critico è anche Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia: «Anche in un periodo come questo la burocrazia continua a distruggere l'economia del nostro Paese». Il rinvio a maggio del "libera tutti" fa infuriare pure i lavoratori del settore dei matrimoni e degli eventi. «Le limitazioni e le incertezze scoraggiano le prenotazioni dei turisti stranieri - dice Serena Ranieri, presidente di Federmep - Siamo inondati di richieste di informazioni e rassicurazioni da parte di possibili clienti che vorrebbero sposarsi in Italia od organizzare nel nostro Paese eventi. Richieste che spesso si tramutano in disdette o rinvii». 

 

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