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Otto e mezzo, Lucio Caracciolo spiega il discorso di Putin allo stadio: non è finita, la chiamata alle armi

Giada Oricchio
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A che punto è la notte ovvero la guerra in Ucraina? Lo spiega Lucio Caracciolo, direttore della rivista geopolitica Limes, ospite di “Otto e Mezzo”, il programma del preserale di LA7, venerdì 18 marzo. Ospite di Lilli Gruber, Caracciolo analizza il 22esimo giorno di conflitto e il discorso show del presidente Vladimir Putin allo stadio di Luzniki a Mosca: “Ci sono tre guerre: una sul terreno abbastanza in stallo dove la questione fondamentale è capire se i russi entreranno a Odessa e Kiev, se lo faranno, dovranno difendersi da una guerriglia ucraina piuttosto agguerrita. Prendere Kiev sarebbe quasi una sorta di dissacrazione per i russi e credo che agiranno solo se non vedranno altra soluzione alla guerra. Per quanto riguarda la propaganda, il discorso di Putin è stato chiaramente una chiamata alle armi e una preparazione ai sacrifici, un modo indiretto di ammettere che le cose non stanno andando come pensava e infine ci sono i negoziati. La speranza ragionevole è che si arrivi a un cessate al fuoco, ma per un accordo di pace ci vorrà parecchio tempo”.

Incertezza anche sui risultati effettivi del lungo colloquio telefonico tra il presidente americano Biden e l’omologo cinese Xi Jinping. Per Caracciolo, contrariamente a quanto qualcuno aveva immaginato, i cinesi non stanno mollando i russi e il motivo è presto detto: “In questa fase non possono permettersi strappi, vedono questa guerra con un certo orrore, sono seccati con i russi perché pare non li abbiano avvertiti, ma non li possono mollare. Di qui ad armare i russi è un altro discorso, finora è accaduto il contrario. Adesso forse i russi potrebbero chiedere indietro armi, un rafforzamento che preoccupa gli americani”.

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