Piazzapulita, il fisico Carlo Rovelli inchioda gli americani: "Ucraina usata come pedina". Cuba-Urss, il precedente nucleare
“Non è sufficiente un aggressore e un aggredito per non porsi domande. La guerra in Ucraina non è tra buoni e cattivi”. Il fisico Carlo Rovelli, in collegamento da Londra, con il programma di LA7 “Piazzapulita”, giovedì 17 marzo, denuncia il pensiero unico sull'invasione dell'Ucraina da parte della Russia e lamenta un clima di belligeranza nei governi europei.
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Rovelli apre il suo intervento sottolineando che non gli è stato facile accettare l’invito: “A causa dell’atmosfera interventista e di belligeranza portare una prospettiva diversa non è facilissimo, sono qui non per dare certezze ma per suscitare dei dubbi. Ritengo che sull’onda dell’emozione si rischia di fare errori seri. La prospettiva che porto è diffusa nel mondo: la maggioranza degli italiani non è favorevole a inviare armi all’Ucraina ed è ragionevole. Anche il segretario generale delle nazioni Unite dice di non leggere il mondo in maniera assoluta come una contrapposizione tra buoni e cattivi”.
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Il conduttore Corrado Formigli gli chiede come si possa rimanere spettatori inermi davanti ai bombardamenti sui civili come ad esempio il teatro di Mariupol e Rovelli, pur ammettendo di commuoversi a vedere gli ucraini sofferenti, ribadisce che è uno stupido errore dare loro armi senza intervenire direttamente: “Così si alimenta la violenza. E un altro errore è non chiedermi cosa sto vedendo. E’ sufficiente che ci sia un popolo che soffre e un aggressore che ha attaccato per chiudere qualunque discorso? La risposta è semplicissima: no”. Il fisico ricorda i disastri militari in Afghanistan, “un paese aggredito altri più forti dove ci sono centina di migliaia di morti e fragili aggressori c’era l’Italia”, il bombardamento di Belgrado da parte degli italiani “anche se la Serbia non aveva aggredito l’Italia” e l’Iraq “colpita più pesantemente di Kiev da una coalizione di cui abbiamo fatto parte. Anche lì la gente soffriva".
Rovelli conclude ribadendo che non è sufficiente dire che c’è un Paese bombardato per non farsi domande. Non basta vedere una bomba e dare le armi ma senza intervenire sul campo”.