Condivide un nostro articolo critico con la Azzolina, preside finisce sotto inchiesta
Il caso del dirigente scolastico di Vo' Euganeo approda in Parlamento. Con un curriculum da fare invidia al migliore docente dell'Università di Oxford, Alfonso D'Ambrosio è ora sotto inchiesta per aver criticato in modo garbato e civile la gestione della scuola del ministro Lucia Azzolina. Critiche assolutamente legittime. A meno che non si vuole punire il 42enne professore per avere ritwittato un nostro articolo dal titolo «La Azzolina ci accusa di fake news. Ma è lei che ha mentito...». Di certo, la titolare della Scuola, attraverso una missiva inviata allo stesso dirigente scolastico, se n'è lavata le mani. In sostanza, dopo tante belle parole, tipo «libertà di pensiero va tutelata» e via dicendo, l'esponente grillina puntella al preside, in modo pilatesco, che «i procedimenti disciplinari, secondo quanto previsto dalla normativa vigente, sono avviati autonomamente dall'Amministrazione e non dal vertice politico, che non puo' e non deve intervenire nel merito». Stringatissima ma eloquente la replica di D’Ambrosio: «Sono certo che tutto si chiarirà nelle sedi opportune».
Preside sotto inchiesta per aver condiviso un nostro link. Azzolina chieda scusa
È l'ennesima testimonianza di questo governo, il Conte 2, che vede la politica abdicare, lasciando il timone a burocrati e commissari. Una strada, stando ai fatti, che non porta da nessuna parte ma nonostante ciò il Conte 2 si ostina a vagare. Qualche sussulto, intanto, arriva dall'opposizione. «Sto avviando le opportune verifiche - afferma il deputato della Lega, Rossano Sasso, membro della commissione Cultura - e, se dovesse emergere quanto già appurato per il caso D'ambrosio, ci troveremmo dinanzi a un quadro inquietante: dal Ministero ci sarebbe qualcuno molto vicino alla Azzolina che persegue il dissenso». E così Sasso ha depositato un'interrogazione parlamentare «per il caso di Vo', dove un preside modello è stato attaccato per aver espresso un pensiero, e mi riservo di presentarne altre per almeno 5 casi simili». Anche il senatore Udc, Antonio De Poli, ha presentato un'interrogazione parlamentare. De Poli sottolinea pure che «la libertà di espressione va tutelata ma, ancor di più, va difeso con forza l'operato di chi, fin dall'inizio, si è prodigato per garantire la continuità dell'attività scolastica».
D'Ambrosio presta servizio presso l’Istituto comprensivo di Lozzo Atesino, sui Colli Euganei (Padova). Nove scuole, tre dell’infanzia, quattro primarie e tre secondarie di primo grado, dislocate su tre comuni: Lozzo Atestino, Cinto Euganeo e Vo' Euganeo. Proprio le scuole di Vo' sono le prime d’Italia ad essere state chiuse, per l’emergenza Coronavirus. E proprio D'Ambrosio è stato uno dei primi dirigenti scolastici a dar vita alla didattica a distanza. Non a caso il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a settembre ha scelto la scuola diretta da D'Ambrosio per inaugurare l'anno scolastico. Prima che dirigente, D'Ambrosio è stato un docente esperto di robotica educativa, immersive lab, making, coding, appassionato di innovazione didattica, tanto da essere stato eletto nel 2016 miglior docente innovatore italiano. Ce ne fossero di D'Ambrosio nella scuola italiana. Ma ora, il professore, si vede sotto inchiesta per aver espresso liberamente il proprio pensiero, rischiando parte di stipendio e carriera penalizzata. Tra i post «incriminati», ce ne sono alcuni che riprendono la decisione della ministra di convocare e ascoltare sul tema dell’emergenza Covid-19 trenta presidi. Sui criteri di scelta D’Ambrosio avrebbe obiettato scrivendo: «Amici degli amici degli amici… Esprimo perplessità su come vengono scelti questi dirigenti scolastici. Chi si ascolta? Gli amici?». Altro post: «Lei (Azzolina, ndr) crede nella scuola più di tanti che l’hanno preceduta, ma è debole, si vede. Fa quasi tenerezza». E ancora: «Con tutto il rispetto, cara ministra, la scuola ha bisogno di qualcosa che vada ben oltre qualche dichiarazione di scuola aperta o chiusa, di annunci via social e promesse mai realizzate». E non ultimo: «In Piemonte hanno fatto le cose per bene e si scopre che l’incidenza dei positivi sulla popolazione scolastica è molto più alta che sulla media della popolazione».