Non è L'Arena, Ranieri Guerra si difende da Giletti. Ma c'è la mail di Zambon all'Oms: "Mi ha minacciato"
Ranieri Guerra, direttore generale aggiunto dell’Oms, parla in esclusiva del caso del piano pandemico nella puntata di domenica 20 dicembre di “Non è l’Arena”, la trasmissione condotta da Massimo Giletti su LA7: “Io non c’entro, parlate con chi c’era nel 2018”.
Tanto rumore per nulla. Il direttore generale aggiunto dell’Oms, Ranieri Guerra, rispedisce al mittente l’accusa di aver ritirato il dossier sull’Italia impreparata alla pandemia da Covid-19 e si chiama fuori da ogni responsabilità: “Prima della email sulle date 2006 e 2016 ci sono venti email prima e venti dopo, non capisco perché Zambon si senta oggetto di minacce e pressioni. Le Nazioni Unite sono molto particolari, nessuno può minacciare qualcuno di essere licenziato se non quando c’è una valutazione interna dopo un meccanismo molto articolato. Se mi risulta che la procedura sia stata avviata? Non lo so, sono procedure confidenziali. Io appartengo a una sezione, ci sono 7 uffici e il direttore di Copenaghen ha la responsabilità della sezione di Venezia”. Ranieri Guerra parla, ma non dice, anzi si confonde e cambia versione: “Io non ho mai fatto ritirare nessun rapporto, io non ho potestà, lo decide l’ufficio di Copenaghen, io non sono nella catena di comando, non capisco perché Zambon (il ricercatore di Venezia che ha scoperchiato il caso, nda) parli di me”.
Ma Giletti insiste sul piano pandemico antinfluenzale non aggiornato che si stima sia costato almeno 10.000 vittime di Covid-19 in più e mostra la famigerata email con la data 2006 cambiata in 2016. Ranieri Guerra cambia versione: “La email che avete mostrato mi è stata data per verificare dei dati, era l’11 maggio. Io vedo per la prima volta questa versione, noto delle imperfezioni, molte, non poche e su questa base chiamo Zambon, gli mando una email in cui gli faccio presente le mie osservazioni, lui mi risponde grazie, apporta dei cambiamenti e su questa base il rapporto viene confermato e pubblicato. Poi è stato ritirato dall’ufficio regionale senza consultarmi e senza dirmi niente perché io non ho alcun potere. Non ho fatto alcuna osservazione sulla frase “reazione caotica e creativa dell’Italia”. Sincerante non riesco a capire di cosa si parla. Zambon si riferisce all’ufficio Oms di Copenaghen, non a me”. Giletti è sconcertato e lo incalza e Ranieri Guerra risponde serafico: “io non c’entro niente. Perché non parlo con Zambon? Non lo so. Ho tante email però”.
Il conduttore non ci sta e lo smaschera: “Beh, prima o poi dovrà tirare fuori le comunicazioni per capire chi dei due mente” e il direttore generale aggiunto dell’Oms: “Io sono corretto, non le faccio vedere certe cose. Ho un’etica personale e professionale e non le tirerò fuori. Perché ho chiesto di spostare di due giorni la pubblicazione del report? Perché il Ministro della Salute chiese di vedere l’indice del dossier, siamo nello stesso paese e collaboriamo. Il mio suggerimento forte al collega e al direttore di Copenaghen era di informare il Ministero della Salute che sarebbe uscito il dossier, ma solo per correttezza istituzionale. Il Ministro non ha mai interferito”. Ed ecco l’ennesima versione sul report sparito: “Le dirò di più, Zambon mi manda una email dicendo che non ha autorizzazione per la pubblicazione del testo e mi chiede di dargli una mano per pubblicarla, io lo faccio, suggerisco le modifiche e di informare il Ministro”.
Massimo Giletti lo mette all’angolo, ma Ranieri Guerra resta arroccato sulle sue posizioni: “La mia versione sulla email con la data del 2006 e 2016? Si trattava di una revisione del 2006, dare l’idea che l’Italia non abbia un piano pandemico antiinfluenzale è sbagliato. Nella versione che avevo io il riferimento non c’era e correttamente viene messo. Se avessi voluto modificare il file, andavo nelle proprietà e lo facevo. Il piano pandemico antiinfluenzale è lo stesso del 2006 perché viene verificato, considerato valido e ripubblicato nel 2016 perché è ancora buono e perché le nuove regole del gioco decise dall’Oms nel 2017 non sono ancora arrivate. Zambon corregge perché il mio richiamo è esatto. La data è sbagliata perché poi mettono 2017”.
Ma il giornalista non ci sta: “In verità, Zambon dice che siete entrati in conflitto perché si è rifiutato di scrivere che il piano era stato aggiornato, si è limitato a dire: confermato”, ma Ranieri Guerra è un muro di gomma: “Io ho perfino detto che il lavoro era pregevole, andavano fatte delle correzioni e basta, Zambon mi ringrazia, poi il documento viene approvato e pubblicato per 24 ore, ma alla fine sparisce. Io non so perché, io non c’entro. Se è vero che ho minacciato Zambon di licenziarlo? Come stile non ho mai minacciato nessuno in vita mia, ma in pratica è impossibile per un funzionario internazionale subire una minaccia del genere senza essere tutelato, c’è un meccanismo talmente preciso e di garanzia che è impossibile. Forse Zambon lo ha detto per evitare il tentativo di un confronto diretto”.
Anche Giletti non molla: “Uno dei due dice una bugia. Dovete avere il coraggio di dire che l’aggiornamento non c’è stato però” e Ranieri Guerra: “Esisteva un piano pandemico antiinfluenzale, è stato aggiornato? Non deve chiederlo a me. A fine 2017 allerto il Ministro della Salute delle linee guida del nuovo piano per il 2018. Perché dice che io non l’ho fatto? Prima di me c’era Ruocco, lo chieda a lui se il piano è stato aggiornato o no. Io posso solo dire che il piano pandemico antinfluenzale andava radicalmente cambiato nel 2018 perché erano cambiate le stime di rischio e le procedure”.
Le domande di Giletti su di chi sia la colpa di tanta approssimazione e del perché l’Italia abbia un numero di morti per Coronavirus così alto restano di fatto senza risposta: “E perché se la prende con le persone che c’erano nel 2016? Se la deve prendere con chi non ha aggiornato il piano. I protocolli negli ospedali però ci sono e sono precisi. Non sono stati applicati? Lo chieda ai sanitari”.
L’intervista si chiude con un battibecco tra Ranieri Guerra e Vittorio D’Acquarone, l’avvocato di Zambon. Il direttore dell’Oms ha negato di aver minacciato di ritorsioni e di un possibile licenziamento il ricercatore Francesco Zambon se non avesse seguito le sue indicazioni, ma D’Acquarone precisa: “La ricostruzione dei fatti non appare completamente convincente, in particolare per quanto fosse o no informato il Ministro della Salute. Lei era stato incaricato il 9 marzo 2020 di mantenere i rapporti con il Ministro e l’Oms, lei ha seguito lo sviluppo dello studio di Zambon in modo continuativo, a lei venivano mandati i apporti scritti e faceva le conference call, tanto che quando è stato completato il rapporto si è complimentato e ha chiesto 50 copie. E poi l’11 maggio 2020 dopo la famosa email, ha chiamato al telefono il mio assistito e gli ha detto che doveva rimediare assolutamente altrimenti sarebbe stato compromettente per la sua carriera. Gli ha perfino fatto paura dicendo che stava per entrare nell’ufficio del direttore Tedros che ha il potere di licenziare chi vuole”.
Ranieri Guerra tradisce un certo risentimento verso Zambon: “Versione grottesca. Io non ho mai visto il testo se non copertina e indice, ho visto il rapporto 40 giorni prima della pubblicazione ricevendolo dagli uffici di Ginevra perché il suo assistito non aveva tempo per me. Non aveva tempo di mandarmelo. La comunicazione al Ministro non spettava a me, sbaglia di grosso, io al suo assistito chiedo di informare il Ministro Speranza e lui me la nega, l’ho rispettato e vengo informato della pubblicazione a pubblicazione avvenuta, lei capirà… Le dirò di più: ho tentato di salvare quel rapporto mettendo a disposizione due esperti per correggere gli errori persistenti e poi l’ufficio di Copenaghen. La telefonata su Tedros? Una ricostruzione inattendibile”.
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