Multato per autocertificazione non veritiera, ma per il gip ha ragione
Il cambio di programma gli era costato 400 euro e un atto di citazione. Massimo Sassone, 41 anni, aveva fornito una versione dei suoi spostamenti non veritiera durante il lockdown, ma la contestazione mossagli dalla procura non rientra nell’articolo 483 del codice penale e per questo l'uomo è stato assolto dal gip di Milano Roberto Crepaldi.
«Sono molto soddisfatto», spiega all’Adnkronos. L’uomo, titolare di una società che si occupa di assistenza e manutenzione di caldaie, era stato fermato dai carabinieri lo scorso 31 marzo a Senago e nell’ autocertificazione aveva dichiarato che sarebbe andato prima da un fornitore per ritirare dei pezzi di ricambio, poi a Saronno da un cliente. Di fatto il primo appuntamento salta a causa di un’emergenza e il titolare dell’attività cambia i piani. Una modifica delle proprie intenzioni che, dopo le verifiche da parte dei militari, gli costa un verbale di quasi 400 euro e un atto di citazione.
Nella sentenza il giudice riconosce che l’articolo 483 del codice penale «incrimina esclusivamente il privato che attesti al pubblico ufficiale ’fatti dei quali l’atto è destinato a provare la verità’». Quanto dichiarato invece riguarda «mere manifestazioni di volontà, intenzioni o propositi, si legge nel dispositivo del 16 novembre scorso.
«Mentre l’affermazione nel modulo di autocertificazione da parte del privato di una situazione passata (si pensi alla dichiarazione di essersi recato in ospedale ovvero al supermercato) potrà integrare gli estremi del delitto de qua, la semplice attestazione della propria intenzione di recarsi in un determinato luogo o di svolgere una certa attività non può essere ricompresa nell’ambito applicativo della norma incriminatrice, non rientrando nel novero dei ’fatti dei quali l’atto è destinato a provare la verità’», si legge nella sentenza di assoluzione «perché il fatto non sussiste».
Una vittoria che soddisfa il 41enne. «Sono molto contento della decisione del giudice. Io - dice il 41enne - non sono un bugiardo e non ho dichiarato il falso. Facendo assistenza devo gestire le urgenze e di conseguenza i miei piani possono sempre cambiare: mi è arrivata una telefonata da un cliente per un controllo e così ho modificato le miei intenzioni, ma non ero in malafede quando ho fatto quelle dichiarazioni ai carabinieri e non ero in giro a ciondolare». Dopo la sorpresa della convocazione dei carabinieri - «ero incredulo e non ho pagato i quasi 400 euro di verbale» - ora la felicità per la sentenza: «sono felice di questa notizia che apprendo ora, giustizia è fatta», conclude Massimo Sassone.