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Scommettevano sui morti di Covid. Inchiesta sul business dei CoronaCoin

Valeria Di Corrado
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Scommettere sulla morte degli altri per arricchirsi. Gli «avvoltoi del web» sono riusciti a speculare persino sull’impatto devastante che la pandemia da Covid-19 sta avendo nel pianeta in termini di vite umane. Hanno costruito una piattaforma internet sulla quale era possibile acquistare i «CoronaCoin»: una delle tante criptovalute in circolazione, che, a differenza delle altre, si basa su un meccanismo sadico e perverso.

Sono stati coniati circa 7,6 miliardi di «CoronaCoin» o «CoronaToken», corrispondenti alla popolazione mondiale. Il numero di «token» (ossia di gettoni, intesi come frazioni di questa moneta virtuale) viene aggiornato ogni 48 ore e, per ogni decesso da Covid-19, viene cancellato un «token».

In sostanza, più cresce il numero complessivo dei morti per l’infezione del virus, più salgono le quotazioni e il valore di questa criptovaluta. 
La Procura di Roma, lo scorso ottobre, ha chiesto e ottenuto il sequestro del sito «covidtoken.org», ritenendo che venisse esercitata abusivamente un’attività di intermediazione finanziaria. Così è stato possibile oscurare questo «mercato della morte». I responsabili, tuttavia, sono ignoti e molto probabilmente resteranno impuniti. Sulla piattaforma online, infatti, non c’erano contatti di riferimento: nessun recapito telefonico, né indirizzo mail. Per giunta il server (ossia il computer centrale sul quale si «appoggiava» il portale incriminato) ha sede negli Stati Uniti. In questi casi, per gli inquirenti italiani è difficile ottenere dai colleghi americani i dati delle persone fisiche o delle società riconducibili a determinate piattaforme online. Le rogatorie internazionali spesso restano senza risposta. Ma almeno, con il sequestro del sito, l’autorità giudiziaria italiana ha potuto ottenere il risultato di oscurarne i contenuti.

Tutto è partito da una segnalazione della Consob, che ha denunciato ai pm romani...

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