I ragazzi e il Covid: il 70% non rispetta le regole. E c'è chi invoca la dittatura...
Il 70% dei ragazzi ammette di non aver rispettato le regole in vigore contro il contagio da Covid-19, ma due giovani su dieci pensano che per gestire "bene una pandemia la dittatura può essere più efficace dei farraginosi meccanismi della burocrazia". È l'effetto Cina, con qualche contraddizione, quello che emerge da una ricerca che raccoglie una serie di interviste realizzate dall’agenzia di comunicazione Klaus Davi & Co. in occasione dell’uscita dell’ultimo libro di Bruno Vespa ’Perché l’Italia amò Mussolini' (Mondadori), su un campione di 589 ragazzi tra i 14 e i 18 anni, un regime autoritario è maggiormente in grado di far rispettare le regole.
Mussolini, per una non indifferente minoranza del 20%, pur avendo fatto errori imperdonabili, avrebbe ottenuto risultati migliori. Non per maggiori abilità ma perché la democrazia non si presta ai necessari controlli. Curiosamente il 70% dei ragazzi ammette di non aver rispettato le regole in vigore, come portare la mascherina (32%), rispettare il distanziamento sociale (30%), il divieto delle feste (24%), evitare assembramenti (25%) e ricongiungimenti con amici e altre persone, congiunti e non (24%), praticare sport di squadra non consentiti come il calcetto (20%). Uno dei motivi delle trasgressioni è che «non si sentono sufficientemente controllati». Ma la politica non è l’unica responsabile, anzi. In primis sono i genitori e la famiglia a finire nel mirino (43%, «non controllano nè censurano i comportamenti sbagliati»), poi il ’gruppo di amicì (38%, «invita a trasgredire»). Sotto accusa finscono anche i vip (32%, «non osservano per primi le regole»), la politica (29%) e i social network (26%). Promosse invece le forze dell’ordine che per l’85% degli intervistati «sono gli unici a far rispettare le regole nonostante le carenze di organico».
I ragazzi ammettono di guardare con invidia alla Cina che «ha saputo uscirne con rapidità a differenza di noi» e alla Germania che «non ha distrutto la sanità come avvenuto in Italia». Mentre da una parte il lavoro dell’informazione viene promosso dalla maggioranza dei giovani (67%), il web viene indicato dal 55% come veicolo inquinato da fake news che nessuno controlla. Anche se due ragazzi su tre attingono a informazioni solo dal web. «Con maggiore controllo c’è anche maggiore autocontrollo», dice il 66% degli intervistati. Fra i provvedimenti più criticati ci sono la chiusura delle scuole (77%) e la chiusura dei luoghi culturali come i musei (69%), solo terza la serrata degli spazi di aggregazione come le movide (55%) e quarta la chiusura delle discoteche (41%). Un buon 65% di loro è favorevole anche alla norma che lascia aperti i luoghi di culto, quindi a partecipare alle messe. Una parte consistente dei giovani (il 33%) è convinto che le democrazie occidentali impiegheranno più tempo per risolvere il problema della pandemia.