Coronavirus, siamo i peggiori d'Europa: oltre cinquantamila morti in Italia. Ma ancora nessuno fa autocritica
Fortunatamente il ministro della Pubblica Istruzione Azzolina, che è indubbiamente uno dei migliori ministri di questo governo, è stata sconfitta sul campo, tutti si sono opposti all'anticipo dell'apertura della scuola al 9 dicembre, ma siccome uno dei migliori ministri di questo governo è anche un incompreso i presidi fanno presente che se non si interverrà sui professori, sui locali, sui bidelli, sui trasporti non sarà possibile partire neanche a gennaio.
A sua volta, un altro dei migliori ministri di questo governo, cioè l'on. De Micheli, in una bella intervista si sveglia adesso dal suo torpore e avanza una serie di proposte sui trasporti che forse avrebbero dovuto essere messe all'ordine del giorno a giugno per essere realizzate realisticamente a ottobre: avanzarle a novembre per realizzarle a ottobre francamente ci sembra un leggero controsenso. Qui veniamo a un nodo di fondo che però, a nostro ay viso, riguarda non solo le re sponsabilità del governo e dei suoi ministri, ma anche quello di alcune regioni, per esser chiari di centrodestra (prima fra tutte la Lombardia) e di centrosinistra (prima fra tutte la Campania, ma anche il Lazio).
La questione con cui bisogna misurarsi è la seguente: l'Italia ha superato la cifra di 50.000 morti, cioè è al primo posto in Europa. Ci si rende conto o no che si tratta di una cifra enorme che dovrebbe a questo punto richiedere una riflessione critica e autocritica da parte di tutti, altro che «modello Italia»? Questa critica e questa autocritica pere) per essere seri dovrebbero riguardare tutti, altrimenti si riduce a mediocre propaganda, ad agiografia ed autoesaltazione acritica da parte di Conte e di Arcuri da un lato, ad attacchi a testa bassa da parte di Salvini che però non tiene conto di quello che ha combinato finora la sua regione di riferimento. A proposito di tutto de), ricordiamo due tragiche que stioni che riguardano il passato e un altro paio, altrettanto gravi, che riguardano il presente.
Il passato: sia il sistema nazionale nel suo complesso, sia quello lombardo, che passava per essere il migliore d'Europa, non si sono accorti dell'esistenza di contagiati da un virus strano che come minimo cominciava a serpeggiare fra la fine di dicembre e l'inizio di gennaio. In connessione con de), fra il 22 e il 29 gennaio, c'è stato un cambio di stesura di una circolare governativa che ha limitato a chi proveniva dalla Cina il protocollo per l'uso dei tamponi: un cambiamento esiziale che a quanto sembra è stato fatto con la motivazione che non bisognava far fare brutta figura all'Italia andando a caccia di asintomatici. In secondo luogo, quand'era evidente che la Val Seriana, Bergamo, Brescia, Nembro, Alzano andavano subito chiuse come era stato fatto per Vo' e per 11 Comuni della Lombardia e come sarà fatto per Medicina direttamente dal presidente Bonaccini, invece il governo (in primis Conte) e la Regione Lombardia (Fontana e Gallera) hanno giocato a rimpiattino su chi si assumeva la responsabilità della chiusura perché c'era la contrarietà dell'Assolombarda.
Questo gioco a rimpiattino ha provocato una strage di migliaia di persone, con la conseguente fila di camion militari che trasportavano le bare. Chi scrive è un ultragarantista, ma si augura che su questa strage la magistratura faccia luce senza guardare in faccia a nessuno. E veniamo ai giorni nostri. Con che faccia il presidente della Regione Lombardia Fontana chiede l'immediato passaggio dalla zona rossa a quella arancione quando la sua regione questa volta ha totalmente fallito sulla distribuzione dei vaccini per l'influenza essendo partita in ritardo e avendo anche sbagliato il testo dei bandi. Siccome non c'è limite alla provvidenza, però, invece nel Lazio si è creata una situazione grottesca: ancora arrivano agli interessati le lettere del presidente Zingaretti che invita le persone di età superiore ai 65 anni a farsi il vaccino.
C'è il piccolo problema però che mentre circa una metà di costoro il vaccino lo ha avuto dal medico di base, l'altra metà non lo trova neanche in farmacia e quindi si ritiene presa in giro da chi gli ha mandato perfino una lettera. Non parliamo poi di coloro che hanno meno di 65 anni: essi non trovano nulla da nessuna parte. Non parliamo neanche di quello che è accaduto non solo in Lombardia e nel Lazio, ma in tutta Italia, per ciò che riguarda i tamponi. Sia per i vaccini sia per i tamponi governo e regioni avrebbero dovuto preparare il tutto almeno da maggio. Ma veniamo all'ultima questione, per molti aspetti quella più grave. Uno dei temi ricorrenti a marzo -aprile è stato l'affollamento degli ospedali e dei pronto soccorso e il contagio che colpiva medici e infermieri. Ebbene, tutto ciò si è ripetuto in peggio da ottobre ad oggi.
Ciò sta avvenendo perché in Italia c'è una questione grande come una casa che pone il nostro paese al livello di una sperduta nazione del terzo mondo, e cioè che chi si vuole curare in casa non ha medici o infermieri che su chiamata lo facciano. Non lo fanno larga parte dei medici di base, non lo fanno perché non esistono o sono molto poche le fantomatiche uscra. Per quello che ci risulta le uniche eccezioni su questo tema sono il Veneto e l'Emilia -Romagna, per il resto è buio a mezzogiorno. È quindi evidente che i 50.000 morti sono per un verso prodotti dal virus, ma per un altro verso prodotti dalle incredibili carenze del governo e di alcune regioni. La controprova è data dalla Germania, che a parità circa di contagiati, ha avuto circa 13.000 deceduti. Per non arrossire di vergogna evitiamo di fare riferimento alle cifre riguardanti il Giappone, la Corea del Sud, Taiwan e Singapore.