Vaccino e Big Pharma, il sospetto di Gianluigi Paragone: "Perché è bene non fidarsi troppo dei colossi del farmaco"
Vaccino sì, vaccino no. In piena emergenza pandemica di coronavirus, mentre gli annunci dei colossi di Big Pharma si rincorrono in tutto il mondo per "salvarci" dal Covid, l'ultimo caso - che arriva dagli Stati Uniti - riaccende la polemica sul lato oscuro delle grande case farmaceutiche. "Continua a venire a galla - denuncia il senatore Gianluigi Paragone - e continua a ricordarci chi c’è davvero dietro le tante sigle delle aziende già impegnate a contare i ricchi guadagni in arrivo grazie agli accordi (segreti) stretti con i governi di tutto il mondo". Paragone, politico e conduttore tv racconta: "L’azienda farmaceutica statunitense Purdue Pharma si è infatti dichiarata colpevole delle accuse rivolte a suo carico nel caso riguardante la crisi sanitaria da dipendenza da oppioidi, una tragedia che negli ultimi anni ha causato centinaia di migliaia di morti negli Stati Uniti. Responsabilità chiare in merito, da parte dell’azienda. Tra le quali l’ammissione di aver ostacolato il lavoro dell’agenzia federale antidroga nel contrastare la diffusione della dipendenza da oppioidi. Purdue Pharma si è anche riconosciuta colpevole di non aver impedito che i suoi farmaci venissero dirottati verso il mercato nero e ha ammesso di aver fornito informazioni fuorvianti alle agenzie di controllo così da evitare che il problema venisse correttamente identificato per tempo. Inoltre, ha anche confessato di aver spinto alcuni medici alla prescrizione di antidolorifici e di aver inviato loro informazioni su pazienti a cui poterli prescrivere. Ha così finalmente fine un caso che si trascinava da anni. Dodici mesi fa, Purdue Pharma aveva dichiarato tra l’altro bancarotta e le ammissioni formali rientrano nell’accordo recentemente raggiunto con il Dipartimento di Giustizia, il quale prevede anche una sanzione di 8 miliardi di dollari e 225 milioni da corrispondere direttamente al governo federale. I membri della famiglia proprietaria, che sulla base dell’intesa raggiunta non riceveranno accuse penali, subiranno confische fino a raggiungere la cifra di 2 miliardi di dollari".