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Il coprifuoco soft di Conte: salvi per ora bar e ristoranti. Scuole, palestre e sport: cosa cambia col nuovo Dpcm

Adriano Bonanni
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Non ci sarà il blocco totale delle attività ma una stretta generale di tutte le misure già previste. Giuseppe Conte appare in tv alle nove e mezza di sera per spiegare il nuovo Dpcm che contiene le nuove regola per affrontare la pandemia dopo una giornata trascorsa in incontri prima con le Regioni, poi con i capigruppo della maggioranza e infine con un breve consulto sul tema che più aveva creato divisioni, quello della chiusura di palestre e piscine, oltre a parrucchieri, barbieri e centri estetici. Scongiurato il blocco di questi ultimi Conte dà ai centri sportivi un’altra settimana per adeguarsi alle norme sul distanziamento. «Perché - spiega - sappiamo che molti sono in regola ma ci sono ancora delle eccezioni. E se tutti non faranno il loro dovere saremo costretti a chiudere l’intero settore». Vediamo nel dettaglio i provvedimenti.

 

Bar e ristoranti. «Le attività dei servizi di ristorazione (fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie) sono consentite dalle ore 5,00 sino alle ore 24,00 con consumo al tavolo, e con un massimo di sei persone per tavolo, e sino alle ore 18.00 in assenza di consumo al tavolo - spiega il nuovo Dpcm - Resta sempre consentita la ristorazione con consegna a domicilio nel rispetto delle norme igienico-sanitarie sia per l’attività di confezionamento che di trasporto, nonché, fino alle ore 24,00 la ristorazione con asporto, con divieto di consumazione sul posto o nelle adiacenze».

Scuola. Le attività didattiche continueranno in presenza «con ingressi flessibili» per scaglionare il più possibile il flusso degli studenti.

Sport. «Rimane vietato - ha spiegato Conte - <WC1>lo sport di contatto a livello amatoriale e non sono consentite competizioni per attività dilettantistica di base». «Sono consentiti - si legge ancora nel Dpcm - soltanto gli eventi e le competizioni riguardanti gli sport individuali e di squadra riconosciuti di interesse nazionale o regionale dal Comitato olimpico nazionale italiano (CONI), dal Comitato italiano paralimpico (CIP) e dalle rispettive federazioni sportive nazionali, discipline sportive associate, enti di promozione sportiva, ovvero organizzati da organismi sportivi internazionali; per tali eventi e competizioni è consentita la presenza di pubblico, con una percentuale massima di riempimento del 15% rispetto alla capienza totale e comunque non oltre il numero massimo di 1000 spettatori per manifestazioni sportive all’aperto e di 200 spettatori per manifestazioni sportive in luoghi chiusi».

 

Fiere e sagre. Sono vietate le sagre e le fiere di comunità. Restano consentite le manifestazioni fieristiche di carattere nazionale e internazionale.

Zone rosse. Giuseppe Conte scarica sulle spalle dei sindaci la responsabilità dei controlli di assembramenti all’aperto. «I sindaci - spiega il Dpcm - dispongono la chiusura al pubblico, dopo le ore 21 di vie o piazze nei centri urbani, dove si possono creare situazioni di assembramento, fatta salva la possibilità di accesso e deflusso agli esercizi commerciali legittimamente aperti e alle abitazioni private». Una decisione che non è piaciuta affatto ai sindaci. E il presidente dell’Anci, Antonio Decaro, attacca l’esecutivo: «Il governo, senza nemmeno affrontare il tema nelle numerose riunioni di queste ore, inserisce in un Dpcm una norma che sembra avere il solo obiettivo di scaricare sulle spalle dei sindaci la responsabilità del coprifuoco agli occhi dell’opinione pubblica. Questo non lo accettiamo. Ci saranno le forze dell’ordine a controllare le aree pubbliche in cui sarà vietato l’ingresso e a riconoscere residenti e avventori dei locali? I cittadini non si sposteranno da una piazza a un’altra? Nei momenti difficili le istituzioni si assumono le responsabilità non le scaricano su altre istituzioni con cui lealmente dovrebbero collaborare. I sindaci sono abituati ad assumersi le loro responsabilità. Vorremmo che tutte le istituzioni facessero lo stesso».

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