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La storia della CO2

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Nella genesi della Terra una protagonista essenziale per lo sviluppo della vita vegetale e animale è senza dubbio la CO2, ovvero l’anidride carbonica, formata da un atomo di carbonio legato a due atomi di ossigeno. 
Quanto conosciamo della storia della CO2? Facciamo qualche passo indietro e proviamo a raccontarne la prima comparsa sul pianeta e i suoi sviluppi facendoci aiutare anche da un interessante video di Eni Tv. 
L’origine della CO2 è antica proprio come quella del nostro pianeta: dopo l’esplosione di una Supernova, si è condensata nello spazio una nube di particelle che, comprimendosi e riscaldandosi, hanno condotto alla formazione del Sole e dell’intero sistema solare. 
Il carbonio è quindi rimasto intrappolato nei sedimenti rocciosi ed è stato espulso in forma di anidride carbonica a causa di violente eruzioni vulcaniche, che hanno caratterizzato tutte le prime fasi evolutive della Terra. Tutti gli organismi e i loro meccanismi biochimici dipendono proprio da questo elemento: le catene di atomi di carbonio formano infatti l’ossatura di ogni molecola organica.
È da questo momento quindi, che la CO2 inizia a svolgere il suo ruolo fondamentale, ovvero quello di trattenere il calore dei raggi solari e del nucleo terrestre, rendendo possibile l’instaurarsi di un clima favorevole allo sviluppo delle forme di vita primordiali.
L’evoluzione dell’ambiente procede quindi fino a quando gruppi di molecole iniziano ad utilizzare i raggi solari per prelevare dall’atmosfera la CO2 e immagazzinare grandi quantità di carbonio. Si innesca da qui il processo essenziale della fotosintesi clorofilliana: le piante, attraverso questo singolare meccanismo biochimico, trasformano l’anidride carbonica in zuccheri (o glucosio), amminoacidi, carboidrati ed altre sostanze utili per il loro nutrimento e per la loro crescita. 
I prodotti della fotosintesi sono soggetti dunque a un processo di trasformazione chimica, dapprima nelle piante e successivamente ad opera di altri organismi della catena alimentare. Parte del carbonio presente negli organismi vegetali viene “trasferito” agli erbivori che ne traggono nutrimento ed energia. I carnivori rappresentano invece il tassello successivo della catena: cibandosi degli erbivori, una quota di carbonio immagazzinato nei tessuti vegetali passa ora nel loro organismo. Questo elemento, attraverso il processo di respirazione, viene poi reintrodotto nell’atmosfera.
La tappa conclusiva di questo instancabile processo di produzione e trasformazione è ciò che succede dopo la decomposizione di tutti questi organismi, ovvero la liberazione di carbonio e la conseguente formazione di CO2 che darà origine al nuovo ciclo vitale.

I combustibili fossili dal passato alla società moderna

Non tutto questo carbonio però ritorna nell’atmosfera: una parte di esso, come detto, rimane intrappolato nelle rocce impermeabili all’aria. Circa 300 milioni di anni fa, nell’Era Paleozoica e precisamente nel periodo Carbonifero, si sono formati i primi giacimenti minerari, petroliferi e di gas naturale. Queste importanti risorse, ampiamente utilizzate per garantire alle persone l’energia che quotidianamente serve, hanno bisogno di 100 milioni di anni per generarsi, il che rende ovviamente sempre più attuale e diffusa la problematica di un loro esaurimento.
L’utilizzo dei combustibili fossili ha una storia davvero lunga che inizia 6000 anni fa con le popolazioni dei Sumeri, Assiri e Babilonesi: questi popoli impararono a recuperare e utilizzare la frazione bituminosa del petrolio che affiorava lungo le rive del fiume Eufrate. Allo stesso modo, oltre 3000 anni fa, anche il popolo cinese intuì le potenzialità del carbone come elemento chiave per la fusione del rame. 
Ma è con l’epoca moderna che l’uomo ha iniziato a utilizzare le fonti fossili in maniera più strutturata e sistematica. L’invenzione del motore a scoppio e i cambiamenti messi in atto durante la Rivoluzione Industriale hanno modificato in maniera profonda la società moderna, dando vita ai primi processi produttivi industriali e allo sviluppo dei trasporti.
Con la rivoluzione industriale, il carbonio ha iniziato a rivestire un’importanza socio-economica fondamentale e la combustione dei combustibili fossili è diventata l’elemento principale per la produzione di energia.
Negli ultimi 150 anni quindi, per gestire la sempre più crescente richiesta di energia, sono state bruciate le riserve di fonti fossili prodotte in centinaia di milioni di anni: dal 1880, ossia dagli albori della rivoluzione industriale ad oggi, la concentrazione di CO2 presente nell’atmosfera è passata da 280 ppm (parti per milione) ad oltre 400 ppm alimentando di fatto il gravoso problema del riscaldamento globale.


Gas naturale per ridurre i livelli di CO2 nell’atmosfera
Se le fonti rinnovabili possono sembrare un’alternativa interessante al classico approvvigionamento energetico, è necessario sottolineare che la produzione di energia derivante da questo processo maggiormente “sostenibile” può ricoprire solamente il 20% del fabbisogno attuale. Inoltre, la maggior parte dei sistemi di produzione di energia green sono a bassa tecnologia e solo in minima percentuale si fa ricorso a strumenti evolutivi come pannelli solari o pale eoliche.
La ricerca di una soluzione realmente valida non può non prendere in considerazione il processo di decarbonizzazione volto a ridurre l'immissione di anidride carbonica nell’atmosfera per combattere il surriscaldamento climatico e proteggere l’ecosistema. In attesa però di avere a disposizione delle tecnologie innovative in grado di sfruttare al pieno le fonti rinnovabili, un combustibile ponte da poter utilizzare da subito potrebbe essere il gas naturale.
Questa fonte fossile è, infatti, a basso impatto ambientale: durante la sua combustione, il gas naturale emette nell’atmosfera una quantità di CO2 decisamente inferiore rispetto ad altri tipi di risorse, ricordando che le emissioni di monossido di azoto sono circa la metà di quelle generate dalla combustione del carbone e di altri fonti fossili a parità di energia prodotta.
Una soluzione dunque efficace per diminuire l’impatto ambientale e migliorare sensibilmente la qualità dell’aria con effetti positivi sulla salute del pianeta, ma soprattutto su quella degli uomini, sempre più a rischio a causa dell’inquinamento atmosferico.
Tra le principali aziende del settore energetico, Eni sembra aver compreso l’importanza di questa transizione verso un uso maggiore di gas naturale e ha incrementato del 76% i volumi contrattati del prodotto negli ultimi anni. Per raggiungere questo risultato sono aumentati ovviamente in maniera significativa gli investimenti sui giacimenti presenti in tutto il mondo e sugli stabilimenti che si occupano di liquefazione e rigassificazione. 

Il gas naturale rappresenta un’occasione da cogliere per poter perseguire nuovi obiettivi sostenibili, come elevare la competitività del Paese e diminuire l’impatto ambientale. Se il traguardo ultimo verso cui muoversi è la decarbonizzazione risulta essenziale trovare delle strade immediatamente percorribili come appunto l’utilizzo più diffuso di una fonte a basso impatto com’è il gas naturale. Ricordiamo inoltre che il gas naturale risulta tanto più vantaggioso in ottica di transizione energetica proprio grazie alla presenza di nuove tecnologie che ne permettono la cattura, lo stoccaggio e in prospettiva anche l’utilizzo dell’anidride carbonica.

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