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Caso Vaticano: arrestata a Milano Cecilia Marogna, la dama del cardinale Becciu

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E' stata arrestata a Milano Cecilia Marogna, meglio conosciuta come la "dama" del cardinal Angelo Becciu per il suo rapporto di vicinanza con l'ex numero due della segreteria di Stato Vaticana. Ad individuare la manager 39enne è stata la Guardia di finanza, che ha eseguito un mandato d'arresto internazionale emesso dal Vaticano che aveva coinvolto l'Interpol. L'accusa, per la donna, è di peculato per distrazione di beni e adesso partirà la procedura di estradizione.

Al centro dell'inchiesta avviata all'interno delle Mura leonine, bonifici per mezzo milione di euro ricevuti dalla Santa Sede e destinati a operazioni umanitarie in Asia e Africa che in realtà non sarebbero mai arrivati a destinazione e sarebbero stati spesi in buona parte per comprare borsette, cosmetici e altri beni di lusso. Il rapporto tra la 39enne cagliaritana e monsignor Becciu sarebbe iniziato nel 2016, quando l'alto prelato era Sostituto per gli Affari generali della Santa Sede. Marogna si era presentata come esperta di relazioni diplomatiche e mediatrice nelle crisi internazionali. Un rapporto, quello con il cardinale Becciu, che sarebbe poi cresciuto nel tempo.

La donna ha finora smentito di essere legata al cardinale, ma ha ammesso di aver ricevuto bonifici dal Vaticano tramite una società a lei riconducibile con sede in Slovenia specializzata in missioni umanitarie. In una intervista al Corriere della Sera, Marogna ha spiegato di essere stata la destinataria di "500 euro su 4 anni e incluso il mio compenso, i viaggi, le consulenze uscite da quel conto, situazioni da gestire in varie aree". Soldi che "sono giunti a tranche sulla mia società in Slovenia".

A cercare un contatto con monsignor Becciu, nel 2015, sarebbe stata proprio la 39enne che nel 2015 aveva scritto all'alto prelato una mail "per capire se le sue analisi fossero corrette, e quali fossero problemi di sicurezza delle Nunziature e delle Missioni".

Incuriosito, Becciu le fissò un appuntamento e le spiegò che in Vaticano "mancava una diplomazia parallela" soprattutto in Nord Africa e in Medio Oriente. Proprio per questo aveva ingaggiato la consulente, che a suo dire sapeva “come muoversi anche per ridurre i pericoli derivanti alle Nunziature dalle cellule terroristiche presenti in quei Paesi".

Quanto alle spese per beni di lusso, Marogna aveva chiarito che si trattava di regali. "Magari – aveva detto nell'intervista - la borsetta era per la moglie di un amico nigeriano in grado di dialogare con il Presidente del Burkina Faso". La 39enne aveva poi ammesso di conoscere anche Flavio Carboni e il massone dissidente Gioele Magaldi e di aver rapporti "di stima e collaborazione coi vertici" dei Servizi.

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