Gli esperti: "Il coronavirus ha rotto l'argine in Italia, bisogna correre ai ripari"
«I dati raccolti a livello internazionale a marzo e aprile, dunque nel corso della cosiddetta ’prima ondata" della pandemia di Covid-19, mostrano che i Paesi che hanno meglio contenuto la diffusione del virus sono stati quelli capaci di mantenere il rapporto tra casi positivi e persone testate al di sotto del 3%. In Italia abbiamo oltrepassato il 25 settembre questo valore soglia, mentre dal 3 ottobre siamo stabilmente sopra al 4%». È l’analisi di Giorgio Sestili, fisico e ideatore della pagina Facebook "Coronavirus - Dati e analisi scientifiche", e Monica Murano, anche lei dottoressa in Fisica, che sottolineano: «Si è rotto l’argine. Dovremmo correre ai ripari e aumentare il numero di test per scendere sotto la soglia del 3%».
«Avevamo ipotizzato - proseguono gli esperti - che tra mercoledì e giovedì, con l’aumento dei tamponi che puntualmente si registra nei giorni centrali della settimana dopo la "magra" del weekend, avremmo superato quota 3.000 contagi giornalieri, cosa che purtroppo ieri è avvenuta. Una previsione che ad alcuni era parsa azzardata ma che in realtà si basava su solide evidenze statistiche», spiegano. Proprio sulla base di queste evidenze, secondo i due fisici, «i test che stiamo facendo non sono più sufficienti ad individuare i casi positivi reali, molti ne perdiamo e questo produce una dinamica di diffusione del virus che non siamo più in grado di controllare. Si è rotto un argine che prima aveva solamente qualche crepa e faceva passare qualche gocciolina d’acqua, ma ora che il muro è crollato - avvertono - il fiume sta straripando».
«Così si spiegano i 3.678 casi di ieri; così si spiegherà l’aumento dei casi a cui probabilmente assisteremo nelle prossime settimane. Non è gioco d’azzardo - affermano - ma una previsione scientifica basata su andamenti riscontrati finora nella stragrande maggioranza dei Paesi per cui sono disponibili dati». Per Sestili e Murano, «dovremmo correre ai ripari e aumentare il numero di test per scendere sotto la soglia del 3%. Il nostro argine è crollato: dobbiamo ricostruirlo in fretta. E dovremmo migliorare il tracciamento dei contatti, perché farlo velocemente permette di intercettare i cosiddetti ’pre-sintomaticì, che sono diffusori inconsapevoli del virus per il 45% dei contagi. Queste persone non sanno di aver contratto il virus perché ancora non hanno sviluppato i sintomi, ma proprio come avviene per altre malattie, la fase pre-sintomatica è la più contagiosa», evidenziano.
Cosa possiamo fare per ricostruire l’argine? «Molto», è la risposta di Sestili e Murano, che raccomandano: «Indossiamo la mascherina, ma per davvero: è importante ed è dimostrato riduca drasticamente la diffusione del virus; rispettiamo il distanziamento fisico: abbiamo ricominciato ad abbracciarci, a baciarci, a stringerci la mano e tutto questo genera un terreno troppo fertile per il virus. Per quanto brutto sia, smettiamola». E ancora, ricordano i due fisici, «laviamoci spesso le mani e soprattutto non tocchiamoci la faccia! No, neanche quando ci prudono gli occhi». E «scarichiamo Immuni e teniamola sempre attiva, la nostra privacy non è in pericolo e ve ne abbiamo già parlato».
Infine, «vacciniamoci contro l’influenza, perché questo aiuta il sistema di testing e ne evita il sovraccarico: se so di non poter contrarre l’influenza, segnalerò subito al medico la mia strana tosse; se chiamo il medico per ogni colpo di tosse che potrebbe essere semplice influenza, gli faccio solo perdere tempo. Al momento non ci sono abbastanza vaccini, è vero, ma possiamo metterci in lista attraverso il nostro medico di famiglia, dando la precedenza agli anziani. A chi ha già fatto richiesta è stato detto che le prime dosi saranno date agli over 60 come è giusto che sia, ma altri vaccini arriveranno e ce ne sarà per tutti. Noi ci siamo già messi in lista, e voi?».