Ruini, clamoroso attacco a Bergoglio. E una carezza a Giorgia Meloni...
"Esiste un fronte critico nei confronti del Papa. Ma non significa essere 'contro'..."
Camillo Ruini torna a parlare e, in una lunga intervista al Corriere, non si risparmia le bordate a Papa Francesco. Stando al più noto e più influente cardinale italiano, non bisogna considerare qualsiasi critica al Pontefice come un attacco alla Chiesa. Di fatto, Ruini mette il cappello sul "partito" degli scontenti di Bergoglio.
Non solo, ad Aldo Cazzullo che lo intervista il cardinale spiega come alcuni dei valori storici della Chiesa, a cominciare dalla difesa della vita e della famiglia, "fanno assai meno parte di prima dell'agenda politica del Vaticano. Ma non sono spariti, e nemmeno lo potrebbero: nel contesto dell'Occidente contemporaneo sono inevitabilmente oggetto di dibattito. È di pochi giorni fa una buona notizia, almeno dal mio punto di vista: la Santa Sede ha ribadito con forza il rifiuto dell'eutanasia".
Poi Ruini ammette l'esistenza di un movimento internazionale contro Bergoglio, «ma ha varie accentuazioni e sfaccettature. Solo pochi possono davvero essere considerati "contro" Papa Francesco: ad esempio, non tutti coloro che hanno formulato qualche critica con intenti costruttivi».
E se il cardinale boccia un partito italiano cattolico a favore di Giuseppe Conte («Non vedo uno spazio del genere. I cattolici devono puntare sui contenuti dell'azione politica, individuati anche alla luce di una visione cristiana dell'uomo e della società; e devono collaborare con chi, cattolico o no, condivide tali contenuti. Oggi purtroppo in larga misura manca proprio l'attenzione a una visione cristiana»), riserva a sorpresa una carezza a Giorgia Meloni: «Non mi sono pentito affatto di aver auspicato un dialogo con Salvini. Dialogare bisogna. A Salvini e a Giorgia Meloni, che adesso meritatamente è sulla cresta dell'onda, vorrei dire che se vogliono fare il bene del Paese e arrivare al governo devono sciogliere il nodo dei loro rapporti con le forze che sono stabilmente alla guida dell'Unione europea».