Angelo Becciu, l'Espresso svela la verità sullo scandalo: dietro le dimissioni del cardinale soldi a una coop guidata da suo fratello
Avrebbe dirottato denaro delle elemosine verso fondi speculativi e favori alla famiglia. L'Espresso in edicola oggi, venerdì 25 settembre, svela in esclusiva la verità sulle dimissioni del cardinale Angelo Becciu ordinate da Papa Francesco. Dopo l'inchiesta sul caso dei fondi dell'Obolo di San Pietro usati per l'acquisto di un palazzo di lusso a Londra per 160 milioni esplode la bomba sul cardinale che avrebbe dirottato denaro delle elemosine verso fondi speculativi e favori alla famiglia.
Becciu, 72 anni e sardo di Pattada, dal 29 giugno era stato “promosso” con la porpora Prefetto per la Congregazione della Causa dei Santi. Nel corso del suo mandato aveva affidato - come ricostruisce L'Espresso - l’intera cassa vaticana al finanziere Enrico Crasso, ex Credit Suisse: ma la gestione aveva anche un risvolto familiare. "Secondo le carte che abbiamo visionato - si legge - il Sostituto della Segreteria di Stato avrebbe chiesto e ottenuto per ben due volte dalla Conferenza Episcopale Italiane e una volta dall’Obolo di San Pietro un finanziamento a fondo perduto in favore della cooperativa “Spes”, braccio operativo della Caritas di Ozieri, provincia di Sassari, di cui titolare e rappresentante legale è il fratello Tonino".
Nella carte dello scandalo dunque la verità sui soldi dei poveri che finivano al fratello e offshore e il perché delle dimissione ordinate dal Pontefice che adesso vuole chiarezza e punizioni per i responsabili. "L’utilizzo che è stato fatto dell’Obolo di San Pietro, un collettore di offerte e donazioni per le azioni sociali della Chiesa nei confronti dei poveri, è forse il simbolo di quanto il mandato apostolico sia stato tradito per una speculazione immobiliare e finanziaria; una speculazione che non rappresenta un caso episodico ma - come L’Espresso ricostruisce in esclusiva - un vero e proprio metodo che ha contraddistinto la Segreteria di Stato sotto la direzione del cardinale Angelo Becciu. Un modus operandi che non è mai piaciuto a papa Francesco il quale - mentre speculatori, broker e promotori finanziari giocavano con la cassa della Segreteria di Stato e dell’Obolo di San Pietro - tesseva infatti una rete di nuove norme e di sorveglianza per le finanze vaticane".
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