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Terremoto nel Lazio, il vulcano ancora attivo fa tremare i Castelli Romani: emissioni di gas e magma

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Quattro crateri ancora ben visibili, una caldera enorme ed un’altezza originaria che secondo le stime raggiungeva i 3mila metri. Un vulcano grande quanto l’Etna in grado di dare forma all’orografia dell’intera piana romana e di quella pontina.

Il Vulcano Laziale, sul quale posano da secoli i Castelli romani, è un gigante tutt’altro che estinto. Per gli esperti, che da anni lo tengono sotto strettissima sorveglianza e non solo per la vicinanza a Roma, è un vulcano pienamente attivo seppur senza eruzioni da millenni. Si stima anzi che il ciclo vitale del vulcano sia di 38-40mila anni e che le ultime eruzioni significative siano vecchie di 35mila anni.

Qui negli ultimi due giorni, precisamente dalle 14 di venerdì alle 13,36 di sabato, si sono registrate ben 15 scosse di terremoto: la più forte, di magnitudo 3.0, è stata quella d’apertura. Poi ne sono arrivate altre 6 con magnitudo superiore a 2.0: non proprio carezze ma comunque, al momento, scosse che evidenziano quella che è la sismicità tipica di queste zone.

Ma terremoti a parte a testimoniare la vitalità di un vulcano che ha nei tre laghi (quelli di Castel Gandolfo e di Nemi e quello prosciugato di Vallericcia) e nel cono di Monte Cavo alcuni tra i crateri più grandi e recenti, ci sono emissioni di gas e sollevamento del terreno. Segno questo, secondo gli esperti dell’INGV di un graduale riempimento della camera magmatica. Cosa e quando succederà non possiamo ancora saperlo. Ma chi ritiene il Vulcano Laziale un vecchio malconcio gigante non è esattamente nel giusto. Anzi.

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