Ristoratori in piazza: a cambiare mestiere non ci pensiamo proprio
Eccoli schierati in piazza Montecitorio, gli Invisibili, per protestare contro un Governo che non li ascolta. Questa mattina i ristoratori ed esercenti venuti da più parti d'Italia saranno un centinaio e non di più, visto che è il limite imposto dalla Questura di Roma per rispettare il distanziamento nell’era Covid. Ma come adesioni sono state almeno il triplo e chi ha organizzato la protesta, il neonato Movimento M.I.O. Italia, aderente a Federturismo Confindustria, se lo aspettava.
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Hanno scelto il nome Invisibili per scendere in piazza perché si sentono trascurati, non visti e soprattutto offesi dalla parole della viceministra Castelli che nonostante la smentita sulle pagine di questo giornale, aveva detto loro in sostanza di cambiare mestiere vista la situazione post pandemia che mette a rischio migliaia di attività. «Parole a dir poco assurde - fa sapere Paolo Bianchini, Presidente del Movimento - che hanno ottenuto la giusta indignazione da parte della categoria e che non potevano, però, passare inosservate da chi in questo momento sta facendo una fatica assurda a mantenere in piedi l’attività. Di voglia di lavorare ce ne è tanta, ma se non c’è liquidità né la prospettiva minima di clienti che consumano nei locali, come si può chiedere a questa categoria di dare oltre o addirittura di cambiare mestiere?». Per carità il settore sa bene che un cambiamento nel modo di operare ci dovrà per forza essere.
«Non siamo certo fermi ad aspettare di chiudere – incalza Roberta Pepi, segretario nazionale e coordinatrice per Roma di M.I.O. - nel mio piccolo, nel mio ristorante in via Panisperna, ho per esempio adottato una tipologia di menù non digitale ma rispettosa delle regole anti Covid che il cliente può portarsi a casa ma che resta cartaceo. Un modo per continuare a fidelizzare chi consuma nel mio esercizio perché sono profondamente convinta che la nuova strada passi per una maggiore qualità e un migliore rapporto con la clientela». Altro che cambiare mestiere. I ristoratori, gli chef e tutto l’indotto del settore non ci pensa proprio. Vuole sopravvivere e continuare a far sentire forte e chiara la propria voce. L’indignazione alle dichiarazioni di un’importante figura del Governo è stata praticamente unanime. Ciò nonostante chi manifesta oggi in un luogo emblematico come Montecitorio altro non vuole che un incontro proprio con la viceministra chiamata in causa. Soprattutto perché ci sono scadenze fiscali importanti da onorare tra pochi giorni e i ristoratori non vedono proprio come ce la potranno fare a pagarle. «Altro che sospensione dei pagamenti – tuona Claudio Pica, Presidente Fiepet Confesercenti, che condivide la protesta di questa mattina – se da una parte il Governo dice di essere al nostro fianco, dall'altra non fa altro che posticipare di qualche mese scadenze fiscali che oggettivamente gran parte di noi non sarà in grado di pagare. E poi cosa succederà, ci chiameranno evasori?».
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Chiedono piuttosto liquidità immediata le aziende del settore schiacciate letteralmente, tra l’altro, dal peso dello smartworking che fa rimanere i dipendenti pubblici e privati a casa con il grave danno per ristoranti ed esercizi vari di somministrazione che in questo momento, quando va bene, riescono a fare quattro o cinque coperti all'ora di pranzo. I temi sul tavolo sono tanti e al momento le risposte date dallo Stato totalmente insufficienti a detta della categoria che continua, comunque, a dichiararsi pronta al dialogo.