Giallo in Vaticano sul caso Hong Kong: mistero sulla frase del Papa cancellata
Giallo dal sapore cinese in Vaticano. Ieri, papa Francesco avrebbe dovuto pronunciare nel dopo Angelus una riflessione sui difficili momenti che stanno vivendo i cittadini di Hong Kong dopo l'approvazione della legge sulla sicurezza nazionale da parte di Pechino. Tutto era stato preparato come da copione. Anche la stampa aveva ricevuto il bollettino che riportava l'intervento del Pontefice. Ma poco prima dell’apparizione di Francesco alla finestra dello studio, gli stessi giornalisti sono stati avvertiti che la parte relativa proprio a Hong Kong non sarebbe stata pronunciata dal Santo Padre. Nessun'altra spiegazione è stata data dalla Chiesa.
Un dietrofront che tenuto conto già degli enigmatici rapporti che intercorrono tra il Vaticano e la Cina, non fa altro che alimentare ulteriori zone d'ombra tra le due diplomazie. Per la cronaca, dato che il bollettino era sotto embargo fino al momento in cui veniva pronunciato, il relativo testo è come se non sia mai esistito. “... Auspico pertanto che tutte le persone coinvolte sappiano affrontare i vari problemi con spirito di lungimirante saggezza e di autentico dialogo...” recita parte del documento. Un fatto è certo: l'atmosfera che si vive a Hong Kong è pesante. Gli stessi cristiani e religiosi di vario ordine sono nel mirino del più grande Paese comunista della Terra. La Fox News ricorda che il progetto cinese per la sicurezza nazionale a Hong Kong, molto probabilmente, causerà “gravi conseguenze per gli attivisti democratici, per pastori, preti, leader religiosi, ora equiparabili ai terroristi, se critici verso l’operato del governo di Pechino, e dunque estradabili per essere processati nella Cina continentale”.
In queste ore, il cardinale Joseph Zen che vive nell'ex colonia britannica, ha dichiarato in un video pubblicato sulla sua pagina Facebook, che Hong Kong deve “prepararsi all’impensabile dopo che Pechino ha imposto nuove leggi rigide che reprimono la libertà di parola. Starò attento – ha aggiunto -. Tuttavia, quando lo riterrò necessario, dirò quello che penso”. La domanda nasce spontanea: cosa ha in cassaforte il regime di Xi Jinping per “censurare” papa Francesco?