Caso Cucchi, il carabiniere Casamassima: "Perseguitato per le mie denunce". L'Arma: "È falso"
Il carabiniere Riccardo Casamassima, testimone chiave nel processo in corte d’assise per l’omicidio di Stefano Cucchi culminato con le condanne a 12 anni per i carabinieri esecutori del pestaggio, è parte civile nel processo per depistaggio, che vede imputati 8 carabinieri. Oggi, prima di raccontare le ritorsioni subite per le denunce, ha ricostruito il percorso che lo ha portato ad essere uno dei testimoni chiave della vicenda. Nell’ottobre 2009 era in servizio nella stazione carabinieri di Tor Vergata quando, da piantone, fece entrare il maresciallo Roberto Mandolini, vice comandante della stazione Appia, e che comandava in assenza del titolare. "Mi disse che era successo un casino perché i ragazzi avevano massacrato di botte un arrestato". Sul perché volesse parlare con Enrico Mastronardi, comandante della stazione di Tor Vergata, ha detto "perché in molti facevano riferimento a lui anche per saltare le file per visite mediche in ospedale di Tor Vergata». Era molto influente. "Mia moglie faceva servizio anche lei da poco nella stazione e mi raccontò che Mastronardi accolse il collega presentandogli proprio lei, la prima carabiniere donna in zona. Mandolini tagliò corto e racconto del pestaggio al ragazzo e del tentativo di scaricare la colpa sui penitenziari. Quando l’incontro accadde Cucchi era ancora vivo, sarebbe morto qualche giorno dopo".
Il racconto di Casamassima è ricco di dettagli. Qualche mese dopo, quando il fatto ancora non era emerso nella sua verità, "dopo una colluttazione che ebbi con un arrestato - ha detto ancora Casamassima - Mastronardi mi redarguì dicendo che non voleva un caso Cucchi 2". Altri tasselli alla vicenda li ha aggiunti riferendo di una confidenza fattagli dal figlio di Mastronardi, anche lui carabiniere e in servizio alla stazione di Tor Sapienza e che aveva visto il ragazzo pestato: "Mi disse di non aver mai visto un arrestato conciato così male. Sono stato punito perché volevo indagare su un collega che spacciava droga".
Ha poi raccontato il carabiniere Riccardo Casamassima, raccontando poi delle pressioni subite dopo aver deciso di raccontare quello che sapeva sul caso Cucchi. "Ho subito ripercussioni dopo le mie dichiarazioni pubbliche sul caso Cucchi", ha spiegato durante la sua deposizione, aggiungendo "mi hanno addebitato un danneggiamento all’auto per un sinistro stradale avvenuto con un cancello malfunzionante molto tempo prima. Sono stato punito anche per semplici post sui social o per una domanda di ricongiungimento rigettata perché non ero formalmente sposato. Inoltre, ho subito anche un ambiente ostile nel battaglione in cui ero stato trasferito per la presenza, nello stesso reparto, anche del maresciallo Mandolini (condannato a 3 anni e 6 mesi nel processo penale in Corte d’assise per la morte di Cucchi, ndr)"
Quando è stato trasferito lo scorso giugno il carabiniere è stato "messo in un ufficio dove non faccio niente, imbarazzante anche davanti ai colleghi. Feci un post su un social e venni contattato dall’ex ministro Trenta. Allora mandai al ministro un video dove dimostravo di non fare niente. Il mio superiore mi ha confessato il che il comandante generale dei carabinieri Giovanni Nistri gli aveva detto di fare pressione su di me, e che se qualcuno si fosse discostato gli avrebbe ’p... in testa' Ho registrato e denunciato", ha raccontato. "Quando ho litigato con il maresciallo Mandolini al Battaglione di Tor Vergata" ricostruisce ancora Casamassima "mi hanno proposto il trasferimento alla stazione di Labico, ma quando sono andato a trovare il comandante di quella stazione mi disse ’ma chi te lo ha fatto fare' intendendo, chi te lo ha fatto fare a denunciare i colleghi, e questo mi convinse a non accettare quel trasferimento". Riccardo Casamassima ha denunciato il comandante generale generale dei carabinieri Giovanni Nistri per rivelazione segreto d’ufficio e diffamazione. "Nell’incontro dell’ottobre 2018 con Ilaria Cucchi, all’avvocato Anselmo e al ministro Trenta disse che ero una specie di delinquente, uno spacciatore, per denigrarmi come testimone al processo. E venni a conoscenza in quella circostanza di essere indagato per droga. Poi scopro di avere un procedimento per droga, da una indagine fatta dai carabinieri di Velletri; il reato sarebbe stato commesso nel 2014. In quell’anno mi venne fatta perquisizione per cercare una scheda con cui parlavo con informatori e grazie ai quali, con diversi arresti, ho dato pregio al reparto. Di recente sono stato ascoltato in un procedimento per i miei contatti con pregiudicati. Era noto a tutti i livelli dove acquisivo le notizie di reato".
Secca la smentita dell'Arma dei Carabinieri: "L’appuntato Sc. Riccardo Casamassima, ascoltato come teste in uno dei procedimenti relativi al caso Cucchi, ha affermato, secondo quanto riferito dalle agenzie di stampa, di aver 'subito diversi trasferimenti e avviati procedimenti disciplinari' per le rivelazioni fatte sul caso Cucchi. Si tratta di affermazioni gravissime, peraltro rese sotto giuramento, che il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri respinge con assoluta fermezza".