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Nei panni di Silvia Romano anche io sarei islamico

franco bechis
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Non sono un eroe e davanti a mitra e minacce avrei iniziato a compulsare il Corano terrorizzato dai miei rapitori. Questa è la prima considerazione che mi viene in mente sulla conversione di Silvia Romano. Ed è la prima buon a ragione per lasciare stare quella ragazza che ha solo bisogno di affetto, tempo e tranquillità anche per pensare. Ieri Alessandro Pagano, il deputato della Lega che aveva definito una “terrorista” la povera Silvia, ha fatto marcia indietro e chiesto scusa di quella espressione. Conosco Pagano da molti anni, e devo immaginare che gli sia scappato il piede dalla frizione trascinato dalla vis polemica contro il governo. Ma certo aveva detto una sciocchezza di proporzioni tali da insegnare una volta di più come in queste occasioni sia utile contare fino a dieci prima di aprire bocca. Doverose le scuse, ma quella improvvida uscita non è solitaria, e una parte della opinione pubblica, di sicuro quella che vive spesso sui social, ne ha dette anche di peggio. Lo stesso giorno è stata lanciata una bottiglia di vetro contro la finestra di casa di Silvia mentre continua l'assedio anche mediatico in quel quartiere di Milano. Io credo sia sbagliato anche questo, e che quella famiglia che ha sofferto tanto come sarebbe accaduto a chiunque di noi per quasi due anni debba essere lasciata in pace. Sottoscrivo- e da tempo non mi capitava di farlo- le parole usate ieri sera in conferenza stampa dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte: “Non avevo presente quello che e' stato detto su Silvia ma non si speculi. Chiunque abbia da speculare sulla Romano dovrebbe trovarsi a 23 anni rapito in Kenia, essere trasportati nella foresta bendati, passati in 4 rifugi consecutivi con guardiani armati. Dopo il ritorno potremo ascoltare e verificare tutte le conseguenze del caso”. Credo che siano queste le parole con cui rispondere a chi critica la sua conversione all'Islam storcendo il naso: capiti a voi quel che è capitato a lei, e poi ne parliamo. Qui sembra siano tutti eroi pronti a farsi martirizzare pur di non abiurare il proprio credo, ma al primo “Buh” gran parte di questi eroi se la farebbe nelle mutande. Potrei dire il contrario prendendovi in giro, ma io avrei avuto gran paura, e avessi compreso che una conversione mi avrebbe salvato la vita, non mi sarei comportato diversamente da Silvia. Davvero, lasciamola stare e riprendere per quel che si può una vita che manco ha avuto la fortuna di ritrovare normale, come quando era partita. Poi avremo tempo di ragionare di questo sequestro, e di sentire le ragioni del riscatto che a differenza del passato il governo non ha voluto ufficialmente negare di avere pagato. Però ricordiamoci che così è stato per tutti gli ostaggi riportati in patria, sempre accolti in pompa magna da stuoli governativi e istituzionali assai più nutriti di quello che ha voluto dire a Silvia: “felice che tu sia viva e possa riabbracciare i tuoi”.

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