Greta, lacrime e rabbia: così davanti ai leader mondiali
Strigliati nuovamente dalla giovane svedese Greta Thunberg i leader mondiali cercano di dare nuova linfa all'accordo di Parigi sul clima. Riuniti a New York al vertice Onu sul tema, i rappresentati dei governi si propongono di aggiornare l'ambizioso piano che, a sua volta intendeva con uno sforzo comune limitare il riscaldamento del pianeta entro i 2 gradi. L'obiettivo sarebbe quello di rivedere, entro il 2023, i target da raggiungere su diversi fronti. In questo senso, a poche ore dall'inizo del Climate summit, 66 Stati hanno aderito al principio di neutralità del carbonio entro il 2050. Vale a dire, raggiungere un'economia a zero emissioni di diossido di carbonio. Finora, solo una ventina di paesi hanno incluso questo orizzonte nella loro legislazione nazionale o avviato questo processo. L'Unione europea spera di raggiungere un consenso tra gli Stati membri nel 2020. «Sessantasei governi, 10 regioni, 102 città, 93 aziende e 12 investitori si sono impegnati nel raggiungere le zero emissioni nette di Co2 entro il 2050», si legge in un comunicato del segretario generale dell' Onu, Antonio Guterres. «L'emergenza climatica è una gara che stiamo perdendo, ma possiamo vincerla», ha continuato Guterres. In concomitanza, la Russia ha smesso di temporeggiare e ha annunciato di aver ratificato l'accordo di Parigi. E, a sorpresa, al vertice si è presentato anche il presidente americano Donald Trump, famoso per le sue posizioni contrarie alla teoria del riscaldamento globale: gli Stati Uniti sono infatti l'unico Paese ad essere uscito dal patto sul clima di Parigi. Il tycoon, che nei giorni scorsi aveva annunciato la sua assenza per partecipare a un incontro sulle religioni, è rimasto seduto in aula per circa 15 minuti, ha ascoltato gli interventi e ha applaudito le parole del premier indiano Narendra Modi. L'attenzione di tutto il mondo, però, è stata catturata, nuovamente, dalle parole dell'attivista svedese, Greta Thunberg: la 16enne che è riuscita a trasformare il suo sciopero settimanale per l'ambiente in un movimento globale, ha duramente strigliato i leader mondiali per il loro immobilismo. «Tutto questo è sbagliato, io non dovrei essere qui, dovrei essere a scuola dall'altra parte dell'Oceano. Eppure voi vi rivolgete a noi giovani per avere speranza. Come osate? Avete rubato i miei sogni e la mia infanzia con le vostre parole vuote», ha dichiarato aprendo il vertice. L'attivista svedese non ha parlato solo del futuro, ma anche del presente, dedicando un passaggio del suo discorso anche alle conseguenze negative che i cambiamenti climatici stanno già causando: «Le persone stanno soffrendo e stanno morendo, interi ecosistemi stanno crollando». Oltre agli Stati Uniti, anche Brasile e Australia non partecipano al vertice per mancanza di iniziative da annunciare. La Cina, uno dei Paesi con maggior uso di carbone e che emette il doppio di gas serra rispetto agli Stati Uniti, parlerà attraverso la voce del suo capo della diplomazia, Wang Yi. Il francese Emmanuel Macron si è detto colpito dai discorsi dei giovani che lo hanno preceduto. «Nessun funzionario può rimanere sordo a questa richiesta di giustizia tra le generazioni - ha commentato - »Abbiamo bisogno di questa gioventù per aiutarci a cambiare le cose (...) e fare più pressione su coloro che non vogliono muoversi« con riferimento alla Polonia. Macron ha ribadito che le ultime centrali a carbone francesi verranno chiuse nel 2022 e, per quanto riguarda l'Europa, ha chiesto che tutte le importazioni siano a »zero carbonio e zero deforestazione«. Debutto al Palazzo di Vetro per il ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio che ha ribadito la volontà di »realizzare un grande piano di investimenti nell'economia green. Questo significa posti di lavoro e opportunità per le imprese«. Nella manovra, ha poi precisato il premier Giuseppe Conte »stiamo lavorano per orientare verso il 'green new deal' il sistema produttivo attraverso meccanismi incentivanti«. Le promesse di lunedì non hanno valore legale. Il vertice è solo un 'trampolino di lanciò verso la COP26 di Glasgow previsto alla fine del 2020, quando i paesi dovranno presentare gli impegni climatici rivisti alle Nazioni Unite. Ad oggi, solo 59 dei 195 firmatari dell'accordo di Parigi hanno annunciato l'intenzione di farlo. Gli Stati Uniti non sono tra questi. (agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev)