Mattarella rende omaggio al Milite Ignoto all'Altare della Patria
Il ritorno di striscioni sulle piazze italiane che inneggiano al fascismo, simboli di un passato oscuro mostrati senza paura, il sovranismo nazionalista che in Europa prende piede e che ha come obiettivo conquistare l'Unione alle prossime europee. Tutto questo accompagna e precede la Festa del 25 aprile, premesse che Sergio Mattarella non può ignorare. Il capo dello Stato celebra la Liberazione dell'Italia dal nazifascismo a Vittorio Veneto e dà al Paese una lezione che supera la rigidità degli avvenimenti per entrare nelle coscienze di tutti gli italiani. E' la memoria a doverci guidare, perché non si può cancellare quanto gli uomini hanno scritto con le proprie azioni. "La storia insegna - spiega il presidente - che quando i popoli barattano la propria libertà in cambio di promesse di ordine e di tutela, gli avvenimenti prendono sempre una piega tragica e distruttiva". Mattarella ripercorre con passione quella lunga strada che portò al 25 aprile di 74 anni fa, che resta lo scrigno di valori morali e civili. L'inquilino del Colle esce dal consueto schema della celebrazione e dedica la maggior parte del suo discorso, al periodo del regime. La negazione della libertà, la costrizione all'odio e alla paura. Questo fu il fascismo, attacca Mattarella: "Vent'anni di dittatura, di privazione delle libertà fondamentali, di oppressione e di persecuzioni". "Credere, in modo acritico e assoluto" e "poi obbedire, anche agli ordini più insensati o crudeli" rimarca. Un arco temporale che poi sfociò nella seconda guerra mondiale, al fianco di Hitler, facendo precipitare l'Italia "in una lenta ma terribile agonia". Quell'8 settembre del 1943 fu, ricorda Mattarela, "la fine drammatica di una illusione" ma rappresentò per il popolo italiano la spinta a lottare e anche a morire per la libertà e per la democrazia. Una ricostruzione fedele e senza filtri, quasi un avvertimento a chi oggi rispolvera certe terminologie, cavalca vecchie ideologie e volontà di "dominio" che forse sono troppo vicine alla tirannide. La stessa che piegò il Paese portandolo alla disperazione. Mattarella non a caso chiama "martiri", tutti coloro che hanno sacrificato o perso la vita sotto la scure del fascismo ed elenca con minuzia i luoghi simboli delle stragi e dell'odio: le Fosse Ardeatine, Marzabotto, Sant'Anna di Stazzema e in tanti altri luoghi d'Italia, ma anche Cefalonia. "Combattere, e uccidere, per conquistare e per soggiogare" era questo l'obiettivo del fascismo prima e del nazismo poi. E' dal buio di questo periodo che si alimenta la "rivolta morale" dell'Italia "che pone i suoi fondamenti nella dignità umana, nel rispetto dei diritti politici e sociali, nell'uguaglianza tra le persone, nella collaborazione fra i popoli, nel ripudio del razzismo e delle discriminazioni". Mai dimenticare quei principi che hanno segnato la storia della Penisola, dal Risorgimento alla Prima guerra mondiale. Una rinascita, insiste Mattarella, che portò, pur pagando il prezzo di tante vite umane, "al ritorno dell'Italia alla libertà e alla democrazia". (video Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev)