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La "riconoscenza" di Dibba, Calenda e Toti

Alessandro Di Battista ha tuonato nel suo libro: “Il MoVimento 5 Stelle ha sbagliato a rinchiudersi negli uffici dei ministeri”.   In pratica, secondo Dibba, i colleghi che si sono assunti l'onere di governare avrebbero semmai dovuto fare come Salvini, che al Viminale non c'è mai, o come lo stesso Dibba, pagato per starsene in Sudamerica a scrivere reportage di cui si è persa la memoria.   Attività e guadagni che Di Battista difficilmente avrebbe potuto ottenere se il MoVimento non l'avesse strappato dall'anonimato.   Carlo Calenda ha inaugurato una disputa dialettica con il Pd. L'uscita più corrosiva è quella in cui sostiene di essersi vergognato di aver chiesto il voto per questo partito. Che, segnatamente, è lo stesso partito che ha scommesso su Calenda nominandolo prima ambasciatore e poi ministro. Infine, dopo che il movimento “Siamo europei” si era visto chiudere la porta in faccia da Bonino, Verdi e altri, Zingaretti ha deciso di dare ospitalità a Calenda e gli ha offerto un posto da capolista alle Europee.   Così l'ex ministro ora ha il suo scranno a Strasburgo e, da lì, può punzecchiare quotidianamente i suoi benefattori.   Giovanni Toti si appresta a lanciare il suo movimento e ha usato parole nette per Berlusconi: “Deve capire che si è chiusa un'epoca, e domandarsi come lasciare Forza Italia”.   Il Cavaliere non l'ha presa bene: “Toti? Parla proprio lui che è un nominatissimo”.Si riferiva al fatto che lo stesso Toti che ora si batte per la democrazia interna al partito non fece obiezioni quando il Cav lo impose, pur a digiuno di politica, prima come suo consigliere politico, poi come candidato capolista alle Europee, infine come candidato governatore in Liguria. Il tutto nel giro di qualche mese.   Ecco, va bene che in politica la riconoscenza è il sentimento della vigilia, però Di Battista, Calenda e Toti non se la prendano se per loro, ironicamente, prendiamo in prestino un elegante massima di Roberto Giachetti: hai la faccia come il ...

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