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La colpa di Renzi non è di aver cambiato la sinistra. Semmai il contrario

Carlantonio Solimene
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E adesso che la sinistra si è liberata di Matteo Renzi, è destinata a un futuro radioso? Troppo facile rispondere di no. Perché anche gli osservatori più distratti capiscono che i problemi del Partito Democratico andavano e vanno ben oltre i demeriti evidenti del suo ormai ex segretario. E' colpa di Renzi, forse, se la sinistra sta arretrando in tutto il mondo? E' colpa di Renzi se l'Spd è stato sconfitto in Germania? Se i Socialisti francesi non sono arrivanti neanche al ballottaggio delle Presidenziali? Se in Austria, Spagna o Grecia si sono verificati crolli dei progressisti simili a quelli del Pd italiano? La realtà è che è in atto una dinamica mondiale che prende le mosse da dieci anni di crisi economica che, più che impoverire il mondo, hanno accresciuto le diseguaglianze tra i pochissimi privilegiati e i tantissimi esclusi. La sinistra, in questo contesto, si è accomodata dal lato sbagliato della storia, quello delle elite. Non solo in Italia, vedi il caso di Hillary Clinton negli Stati Uniti. Veniamo, invece, al caso italiano. Renzi ha perso, certo. Ma ha perso perché ha cambiato la sinistra, come sostengono i suoi detrattori "dalemiani"? No, secondo me è vero il contrario. Perché la sinistra impastata con la finanza e con la corruzione non l'ha inventata certo il sindaco di Firenze. Ricordate Fassino che diceva "abbiamo una banca"? E i guai di Mps non risalgono forse a un'epoca pre-renziana? E la continuità con alcuni potentati corrotti del Sud è nata con Renzi? Matteo aveva vinto inizialmente la sua sfida perché aveva promesso di capovolgere tutto questo. Non si trattava di rottamare una classe dirigente, ma un modo di fare politica. E l'elettorato gli aveva creduto. Salito al potere, Renzi è caduto negli stessi vizi della vecchia sinistra. Si è arroccato nel Palazzo e ha intrecciato rapporti con quei poteri forti che aveva dichiarato di voler combattere. Isolandosi dal popolo che l'aveva votato. Il problema non sono stati gli ottanta euro né il Jobs Act, il guaio di Renzi è stato Banca Etruria. E' stata l'alleanza con i dinosauri del Meridione alla Vincenzo De Luca. Una volta perso il consenso, l'ex sindaco di Firenze ha perso anche la testa. Ha provato rancore nei confronti di chi l'aveva bocciato nel referendum costituzionale e ha cominciato ad agire contro l'elettorato. La candidatura di Maria Elena Boschi nella blindatissima Bolzano è stato un atto di arroganza imperdonabile. Ma ancora prima era stato gravissimo aver imposto i suoi fedelissimi Boschi e Luca Lotti nel governo Gentiloni. Come se l'elettorato non avesse inviato un segnale chiaro. Ora è troppo tardi persino per immaginare che un nuovo leader possa rialzare la sinistra. Perché l'elettorato è già scappato. E si è rifugiato da chi è fuori dalle stanze del potere e fa dell'onestà la sua bandiera. I Cinquestelle sono il Partito Comunista di una volta. Quanto possano resistere anche loro senza sporcarsi, questa poi è tutta un'altra storia.

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