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Bye bye Partito Democratico

Carlantonio Solimene
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La scorsa settimana, per motivi di lavoro, ho passato qualche giorno in Campania, la mia regione d'origine. Ebbene, parlando con diverse persone che ricordavo come sinceramente e appassionatamente di sinistra, ho scoperto che nessuno di loro avrebbe votato per il Partito Democratico. Qualcuno (pochi, in verità) avrebbe scelto Liberi e Uguali o Potere al popolo, molti altri si sarebbero orientati sul MoVimento 5 Stelle, altri ancora stavano seriamente riflettendo sul non andare affatto alle urne. Una chiave di lettura di questa tendenza me l'ha data l'onorevole Gianfranco Rotondi, originario di Avellino: "Da qui alle elezioni - mi ha detto - il Pd perderà un punto al giorno. E questo a prescindere da quello che potrà inventarsi Renzi. Perché la gente lo percepisce come fuori dai giochi, quindi si orienta per il voto utile al centrodestra piuttosto che al MoVimento 5 Stelle". Tutto questo avveniva prima del caso "ecoballe" esploso dopo l'inchiesta giornalistica realizzata da Fanpage, dove si mette in scena un'ipotetica trattativa per ottenere un appalto per lo smaltimento in cambio di una tangente di 50mila euro. Una vicenda che è già costata la poltrona a Roberto De Luca, figlio del governatore Vincenzo e ormai ex assessore al Bilancio del Comune di Salerno, e a Biagio Iacolare, che oltre a essere il presidente (dimissionario) della Sma - l'azienda "in house" della Regione che si occupa di rifiuti - è anche l'uomo di Ciriaco De Mita a Napoli. Lo stesso che ha favorito l'accordo politico tra De Mita e De Luca che ha permesso all'ex sindaco di Salerno di vincere le Regionali. E' una vicenda controversa che, probabilmente, non avrà conseguenze penali. Lo ha ricordato il presidente dell'Anac Raffaele Cantone: "In Italia viene punito chi commette reati, non chi potrebbe commetterli. La figura dell'agente provocatore non è prevista dal nostro ordinamento". Tutt'altro discorso sono le conseguenze politiche, che non si fermeranno certamente alle dimissioni di Iacolare e De Luca jr. Di fatto, il caso "ecoballe" rischia di rappresentare la pietra tombale sulle ambizioni del Partito Democratico al Sud e, di conseguenza, anche sul piano nazionale. I voti del granaio campano, oltre a conquistare qualche collegio uninominale, servivano ad "aggiustare" un dato che, al meridione, rischia di rimanere parecchi punti sotto il 20%. Non solo: la delusione per questo ennesimo scandalo, spingerà altri voti tra le braccia dei Cinquestelle. Non a caso Luigi Di Maio è stato il più lesto e il più duro nel commentare la vicenda, complici anche le sue origini campane. La partita, infatti, è decisiva. I big del MoVimento sono consapevoli che solo un trionfo al Sud può evitare una sempre più probabile maggioranza autosufficiente del centrodestra. Lo stesso motivo che spingerà molti piddini in uscita a farsi grillini. Lo stesso motivo, ancora, per il quale nessun - e dico nessun - esponente di centrodestra ha detto una sola parola sull'inchiesta di Fanpage. E' vero, c'è dentro anche un candidato di Fratelli d'Italia, Luciano Passariello. Ma il vero motivo è il terrore che il crollo del Partito Democratico finisca per spingere talmente in alto il MoVimento da mettere a rischio la vittoria del centrodestra. Renzi, insomma, si è trasformato nel terzo incomodo, e il Pd in uno di quei partiti che - lungi dal lottare per la vittoria - rischiano semplicemente di favorire l'ingovernabilità. Il resto, se vogliamo, l'ha fatto la scelta deleteria di vietare con la nuova legge elettorale il voto disgiunto. Se ci fosse stata questa possibilità, molte persone di sinistra avrebbero votato il MoVimento 5 Stelle nei collegi uninominali e il Pd nel proporzionale. Così, invece, il loro voto andrà interamente a Di Maio & Co. L'ultimo di una serie incredibile di errori. Bye bye Pd.

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