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Lily Gladstone in Fancy Dance, dramma familiare sui nativi americani

Roma, 28 giu. (askanews) - Lily Gladstone, prima attrice nativa americana nominata agli Oscar per "Killers of the flower moon" di Martin Scorsese, protagonista di "Fancy Dance", film presentato allo scorso Sundance e ora disponibile su Apple TV+, debutto alla regia di Erica Tremblay, anche lei nativa americana.

Il titolo si riferisce al nome di una danza popolare dei nativi americani che viene eseguita soprattutto in occasione di grandi raduni chiamati powwows. Il film è un dramma familiare intenso, una sorta di road movie sulla protagonista Jax che da quando è scomparsa la sorella si prende cura della nipote Roki nella riserva della nazione Seneca-Cayuga in Oklahoma.

Insieme si mettono in viaggio per ritrovarla in tempo per la celebrazione. Una ricerca che farà emergere anche la realtà delle tribù indigene, il ruolo delle donne e la complessità del mondo che viene raccontato. Al centro del film, dice l'attrice, c'è anche l'Oklahoma, che è il Paese degli indiani. "Sì, credo che la percezione che ha gran parte del mondo, perché molti media si formano sulle coste americane, è che l'America centrale sia un luogo molto conservatore, oppressivo e difficile, e in molti posti è vero, è così" ha spiegato Lily Gladstone; "ma c'è molto dell'America centrale che rappresenta una storia molto più variegata e profonda di quanto credo molte persone si rendano conto. Come si può vedere in alcuni momenti di questo film, è spesso un luogo ostile per la diversità all'interno di questa colonna del Midwest, in quest'area così vicina al confine tra Texas e Messico".

Il film si sofferma sul legame zia-nipote, in particolare nelle scene in cui Roki diventa una donna. "È un momento in cui bisogna fermarsi, si deve dedicare del tempo a questo bellissimo momento della vita di sua nipote, in cui vorrebbe che sua madre fosse presente, ma è sua responsabilità farlo, essere la zia che la guida, essere la donna della sua vita che la guida in questo momento che non avrà mai più".

Una zia che trova soluzioni come farebbe una madre, arrangiandosi in un contesto di sopravvivenza, come può. "Racimolando quello che si può, con quello che ha, perché è così che si sopravvive. È stato bello vivere questo momento. Inoltre, dimostra che non c'è nulla di cui vergognarsi nel ciclo di una donna. È qualcosa di incredibilmente potente e poi quel momento è molto, molto divertente".

(Intervista di Eva Carducci)

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