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Gli iracheni aspettano Papa Francesco, "oggi pacifica convivenza"

Roma, 4 mar. (askanews) - Nell'Iraq in attesa della prima storica visita di Papa Francesco, la comunità cristiana è una delle più antiche e diversificate del mondo, fra caldei, assiri e alcuni culti di rito armeno. Una minoranza però decimata dagli eventi che hanno sconvolto il paese negli ultimi 20 anni. Nel 2003 alla caduta del dittatore Saddam Hussein in seguiTo all'invasione statunitense, si contava un milione e mezzo di cristiani in Iraq su 25 milioni di abitanti. Gli iracheni oggi sono 40 milioni, i cristiani sono fra 300 e 400 mila; cifre dell'ong irachena Hammurabi.

Gli attacchi di Al Qaida e poi le strategie dell'organizzazione jihadista Daesh hanno ucciso o spinto alla fuga i cristiani iracheni che hanno vissuto anni terribili; espulsi dalle città nelle mani degli estremisti, perseguitati, uccisi.

Diceva nel dicembre scorso Thabet al Mekko, prete della chiesa caldea di Saint Adday: "Il cristianesimo è arrivato qui nel 70 dopo Cristo e merita una visita del Papa. I cristiani in Iraq ci sono e hanno bisogno di avvicinarsi al resto della comunità cristiana nel mondo".

L'intero paese viene rimesso a nuovo per accogliere Bergoglio, anche perché è un'occasione unica per avere puntati addosso i riflettori dell'Occidente. Lo dicono anche gli abitanti di Najaf:

"I cristiani sono una Componente importante del popolo iracheno e non possiamo ignorare il loro ruolo nella storia. Il Papa ha scelto l'Iraq per mandare un messaggio, la terra fra i due fiumi è la culla di tutte le razze e le religioni".

"E' una visita a molti livelli, primo nazionale, per mostrare un'immagine risplendente del paese. Secondo è l'incontro fra cristianesimo e Islam, un messaggio per la coesistenza pacifica".

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