Beirut lacerata dall'esplosione sul lungomare, dove morì Hariri
Beirut, 5 ago. (askanews) - Il suono delle sirene, le ambulanze, vetri spalati e macerie: nulla è rimasto intatto dopo l'esplosione. Cancellati eleganti edifici in pietra, il quartiere dello shopping e lunghi tratti del famoso lungomare. Beirut è in lacrime, dopo la più potente deflagrazione che la sua storia abbia mai vissuto. Ufficialmente si è parlato di un incidente dovuto a negligenza: a saltare sarebbe stato un deposito che conteneva 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio. Tutti gli ufficiali del porto sono ai domiciliari.
Inevitabili gli iniziali sospetti di un attacco. Soprattutto per luogo e tempistica. Israele ed Hezbollah, gruppo musulmano sciita appoggiato dall'Iran, si sono dichiarati estranei ai fatti.
Il lungomare, dove nacque la rivoluzione dei cedri. Dove in un attentato del 2005 rimase ucciso l'ex primo ministro Rafik al Hariri e altre 21 persone: Hariri venne ucciso da un'autobomba, a 2 km dal porto, dall'altra parte del lungomare di Beirut. E l'esplosione è avvenuta poche ore prima del verdetto nel processo per l'omicidio Hariri per quattro sospetti di Hezbollah.
I libanesi sanno che cosa è una tragedia. Sono stati costretti a impararlo quando Beirut fu divisa durante la guerra civile del 1975-1990, e negli anni successivi: la guerra con Israele, tra omicidi e attacchi terroristici. Ma questa esplosione è stata la peggiore che la città abbia mai visto.
Una pagina Instagram chiamata "Individuare le vittime di Beirut" ("Locating Victims Beirut") è nata per pubblicare le foto delle persone scomparse. Ogni volto, molta angoscia di famigliari e amici. A questo si aggiunge grande ansia per il futuro.
Il Libano era già in una grave crisi economica, con un aumento della disoccupazione e la svalutazione che aveva cancellato i risparmi di molte persone. L'esplosione ha demolito un importante silo di grano nel porto, sollevando forti preoccupazioni. E ha mandato in fumo molte speranze per il futuro, sempre più incerto.