Napoli in festa senza distanziamento per la Coppa Italia
Napoli, 18 giu. (askanews) - È bastata un'unica partita di calcio, la finale di Coppa Italia vinta ai rigori 4 a 2 dal Napoli contro la Juventus, per far dimenticare ai napoletani 3 mesi di lockdown, le norme di distanziamento sociale, gli spalti deserti, i ricoveri in terapia intensiva dei malati e 431 deceduti in Campania per il coronavirus su un totale nazionale di oltre 34mila morti.
Come se nulla fosse accaduto; il triplice fischio dell'arbitro che ha sancito la meritata vittoria di mister Gattuso e i suoi sull'ex Sarri e i sempre "odiati" bianconeri è stato un "Ctrl-Alt-Canc" che ha riavviato la città in modalità "non sicura".
A partire dall'esempio negativo dato in campo dagli abbracci degli stessi calciatori - giustamente in festa - per continuare poi per le strade della città - giustamente in festa.
Un'occasione persa, forse, per poter dare a tutti, soprattutto ai più giovani, un esempio dell'importanza di rispettare le regole. E, seppur apprezzabile, a poco serve il post tardivo di Lorenzo Insigne su facebook che ha parlato di "Coppa di tutti gli italiani. Dedicata a chi ha sofferto e a chi si è rialzato. A chi continua a lottare, contro il Coronavirus".
Per carità, tutto questo non cancella il merito sportivo di una squadra, il Napoli che ha ben meritato la bella e importante vittoria della sua sesta Coppa Italia ma, forse, lascia solo un po' di amaro in bocca... per tutti quei bambini che non possono giocare al parco o devono andare al mare con le mascherine, perché fuori c'è un nemico invisibile che potenzialmente può uccidere e - quello no - non è ancora battuto, neanche ai rigori.