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Trump butta benzina sul fuoco, scatenato dal caso #GeorgeFloyd

Washington, 29 mag. (askanews) - In periodo di Covid 19, sono una bomba sociale i disordini e gli scontri provocati dalla morte di #GeorgeFloyd: una escalation di violenze in cui si mischiano il lato peggiore dell'America, il razzismo, la rabbia ancestrale, ma anche la lotta politica, la dialettica incendiaria di Donald Trump e la nuova guerra tra lui e i social.

Proprio i social che hanno amplificato la crudeltà di quei minuti nei quali Floyd è stato letteralmente schiacciato da tre agenti di polizia sul suo corpo, ora hanno sfidato il leader della Casa Bianca, segnalando un tweet nel quale Trump ha minacciato i manifestanti: "quando inizia il saccheggio, si comincia a sparare". In realtà non è il primo tweet segnalato questa settimana, in un crescendo di ostilità tra il capo di stato e il social dell'uccellino.

Trump ha twittato dopo che i manifestanti hanno dato fuoco a una stazione di polizia di Minneapolis, la città dove è avvenuto il fatto.

Il presidente e candidato repubblicano è spesso rimasto in silenzio in passato in seguito alle uccisioni e ai pestaggi della polizia, ma questa volta era stato insolitamente duro nei confronti degli agenti: "molto, molto male" aveva esclamato. Ma la sua dialettica è diventata più aggressiva quando la violenza ha iniziato a ribollire a Minneapolis giovedì notte. "Questi criminali disonorano il ricordo di George Floyd e non lascerò che ciò accada", ha scritto poco prima dell'una di notte.

Lo sfogo arriva mentre la campagna di Trump puntava al serbatoio di voti che i democratici hanno con gli elettori neri. Gli afroamericani sono essenziali per mantenere in gioco stati cardine come Pennsylvania, Michigan e Wisconsin. E Joe Biden ha rischiato di perderlo la settimana scorsa quando lui bianco rivolgendosi ai radiascoltatori neri ha detto che chi sostiene Trump "non è nero". Una gaffe di cui in seguito si è pentito.

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