Dottorato industriale, strumento insufficiente per 38% imprese
Verona, 7 ott. (askanews) - Oltre seicento dottori ricercatori e dottrandi hanno presentato - nel corso di incontri one-to one- il proprio curriculum, i risultati delle ricerche svolte e le idee innovative sulle quali sono pronti ad impegnarsi ai rappresentati di 70 aziende nazionali e internazionali. Coinvolti nella presentazione dei candidati 30 Università. E' quanto accade a Verona nel corso della 13esima edizione della Borsa del Placement, l'evento nazionale di Fondazione Emblema nato con l'obiettivo di far incontrare le aziende, gli uffici placement degli Atenei e i dottori di ricerca di tutto il Paese. "La Borsa del Placement è un evento unico a livello nazionale, perché solo in questa occasione, in questa tre giorni a Verona, chi si occupa di orientamento al lavoro nelle università può incontrare con degli appuntamenti uno a uno chi nelle aziende si occupa di selezionare i laureati - spiega il presidente di Fondazione Emblema, Tommaso Aiello - L'obiettivo e di ragionare insieme lavorare insieme nel lungo periodo; poter allineare nel tempo, possibilmente in breve tempo l'offerta formativa con i fabbisogni delle imprese". Nel corso della tre giorni di incontri sono stati presentati anche i risultati di una ricerca svolta su 220 imprese che abitualmente hanno contatti sulle Università per ottenere indicazioni sulle risorse che stanno cercando. Si tratta di uno studio che ha messo in evidenza alcuni atteggiamenti anche contraddittori nel rapporto impresa-università; dati quindi utilissimi per il ricercatore che sta per avvicinarsi ad un colloquio di lavoro. "Emerge un quadro interessante su quello che cercano i selezionatori e su che cosa si devono aspettare i dottori di ricerca - prosegue Aiello - ad esempio solo nel 4 per cento dei casi il selezionatore è una persona che ne capisce di ricerca e sviluppo. Quindi significa che i dottori dovranno essere bravi a comunicare la loro specializzazione a persone che non sono addetti ai lavori. Altro aspetto è che la motivazione conta tanto quanto la specializzazione. Il tema è sempre lo stesso: nel momento in cui un dottore, un dottorando, approccia il mondo del lavoro privato quello non può essere vissuto come 'piano B', deve essere sempre 'il piano A'". Dall'Indagine presentata alla Borsa emerge anche un dato critico, il 38 per cento delle aziende non giudica interessante il cosiddetto dottorato di ricerca industriale, cioè quel particolare dottorato nato in collaborazione tra università e impresa; il 16% non sa come attivarlo, mentre il 18% non ha mai parlato di questa opportunità con un ateneo. Sulla scorta di questi dati, le università sono chiamate a potenziare gli strumenti di collaborazione con le imprese e la capacità di comunicare le proprie attività di ricerca e le conseguenti possibili applicazioni industriali. "Stiamo vivendo ovviamente una grande trasformazione, ma quello che stiamo vedendo sempre di più è che le aziende anche le meno strutturate stanno molto puntando anche con vere e proprie 'unit' sulla ricerca e innovazione - commenta Stefano Miotto, responsabile area ricerca e innovazione Confindustria Veneto - Per dare però corpo e munizioni a queste a queste unit, e alle aziende, c'è bisogno di capitale umano ed è quello che c'è nelle università; ma non restando in università è bene che sia davvero utilizzato e che sia funzionale allo sviluppo delle nostre aziende e del nostro territorio".