allarme mondiale
L'Amazzonia brucia. A chi dà la colpa Bolsonaro
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La foresta Amazzonica continua a bruciare. Quello che va avanti da giorni è uno dei più vasti incendi mai registrati nel polmone verde del pianeta, che produce il 20% dell'ossigeno dell'atmosfera terrestre, indispensabile per la vita sul nostro pianeta. In questi primi 8 mesi del 2019, nell'area i roghi sono aumentati dell'83% rispetto allo stesso periodo nel 2018; gli scienziati temono anche che gli incendi diano un colpo terribile alla lotta contro il cambiamento climatico, che proprio nelle foreste equatoriali ha un alleato naturale contro i gas serra. Eppure, per il presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, esponente della destra estrema, il vero problema sono le Ong, responsabili, a suo dire, del disastro in corso nella Foresta. "Sugli incendi in Amazzonia - ha detto - per quanto mi riguarda potrebbero essere stati causati proprio dalle Ong, perché perdono denaro. Per quale motivo? Creare danni al Brasile". Probabilmente - ha concluso Bolsonaro - stanno compiendo alcune azioni criminali per attirare l'attenzione contro di me, contro il Governo del Brasile. C'è una guerra in corso nel mondo contro il Brasile, una guerra di informazione. I gruppi ambientalisti denunciano, dal canto loro, le scelte del presidente Bolsonaro, accusato di avere volutamente allentato i controlli sulla salvaguardia della foresta che il politico di estrema destra ha sempre dichiarato di considerare una risorsa per rilanciare l'economia del Paese. Il fuoco sta producendo una gigantesca nube di fumo, che ha raggiunto anche la città di San Paolo del Brasile, a oltre 2.700 km dalla zona degli incendi che hanno fatto scattare l'allarme dell'OMS, con conseguenti rischi per la salute delle persone.