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Suburra 2, la Roma criminale di Borghi sempre più politica

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La Roma del Samurai, Aureliano e Spadino, dove la criminalità detta legge nella politica locale, dove i boss si fanno la guerra per gli appalti e lo spaccio e il Vaticano non si tira indietro, torna nella seconda stagione di "Suburra", dal 22 febbraio su Netflix, diretta da Andrea Molaioli e Piero Messina. Nei nuovi otto episodi la storia è ambientata nei quindici giorni che precedono le elezioni del nuovo sindaco di Roma, la posta in palio questa volta è proprio il potere nella città, e le donne arrivano nei posti di comando. Alessandro Borghi torna nel ruolo del giovane boss Aureliano, Giacomo Ferrara è Spadino, il giovane rampollo della potente famiglia di zingari, Eduardo Valdarnini è diventato viceispettore ma ha sempre legami con la malavita. "Secondo me si è innalzato il livello di storytelling di molto, quindi i personaggi li troviamo più grandi e più maturi, di conseguenza più interessanti secondo me. Credo anche che da un punto di vista di look la serie sia molto più interessante, più dark, più dinamica". "Maturando capiscono che sono affamati di potere, più crescono più ne vogliono ancora, assolutamente. Quindi tornano a giocare insieme questa partita contro tutti, un po' perché sono costretti un po' perché alla fine capiscono che hanno bisogno uno dell'altro per arrivare al potere". Filippo Nigro è il politico che cancella ideali e etica e stringe un'alleanza con Samurai, il re della criminalità romana interpretato da Francesco Acquaroli. "Questo personaggio ha un'armatura, parla con se stesso ed è votato quasi meccanicamente ormai ad arrivare ad un punto, e che fatto quel passo non può non farne degli altri, perché diventa quasi una sete insaziabile". Acquaroli, Borghi e Nigro, tutti romani, interpretano dei personaggi di finzione, ma della realtà da cui la serie prende spunto dicono. "Per me la serie più passa il tempo e più diventa puramente intrattenimento, l'ho proprio scollegata dalla realtà. Invece un'altra riflessione che mi viene è che purtroppo anche le notizie di cronaca non mi stupiscono più, nel senso che questa deriva della morale umana è diventata quasi la normalità". "Diventa quasi una gara tra noi che facciamo la finzione e la realtà che spesso, come si dice, ci supera". "E poi forse che anche nulla cambia, da un certo punto di vista. Adesso ci sono questi temi, ieri ce n'erano altri, nel duemila, nel Novanta ce n'erano altri". "E l'idea stessa di Suburra è molto forte anche per questo, perché parte dal presupposto che è brutto a dirsi, però che da questa città, dalla Suburra antica, ci sia qualcosa di corrotto nel DNA in sostanza".

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