
Tennis, Musetti si arrende ai problemi fisici: Alcaraz è il re di Montecarlo

La rivincita di Amburgo 2022 è storia. Carlos Alcaraz si prende il trono del Masters 1000 di Montecarlo, il primo dei tre sulla terra battuta, e rimonta uno stoico Lorenzo Musetti che per due set ha giocato alla pari con il prossimo numero 2 del ranking mondiale. Il punteggio rispecchia solo in parte i valori espressi in campo: 3-6, 6-1, 6-0 in un'ora e 47 minuti di gioco. È il diciottesimo titolo Atp per il prodigio murciano, che vince i mostri derivanti dalla pressione di dover recuperare il rientrante Sinner a tutti i costi e riscatta un 2025 fin qui sottotono. Per Musetti questa finale, a prescindere dal risultato, è l'attestato che il suo percorso di maturazione si sta compiendo. Con la speranza che l'infortunio patito all'inizio dell'ultimo set non sia niente di grave, perché la top ten, da lunedì, è a un solo passo di distanza.

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I primi due game sono il biglietto da visita di un match che si annuncia pieno di colpi di scena. Sembra, infatti, che Musetti possa ripetere la consueta partenza diesel che ha contraddistinto quasi tutto il suo torneo. Lo spagnolo gli strappa il servizio in avvio con un tracciante lungolinea che spazzola la riga. Ma il "Muso" sa che stavolta l'avversario è parte del gotha del circuito, il cui tennis si nutre dell'entusiasmo generato dalla potenza dei suoi colpi, e lasciarlo scappare sarebbe un errore imperdonabile. Alcaraz ha delle occasioni per consolidare il break ma il carrarino resta lì, punto su punto, e complice qualche sbavatura dall'altra parte della rete rimette a posto le cose. Nonostante la fatica accumulata in una settimana di lotte dispendiose, le gambe di Musetti viaggiano e la sua fiducia, così come il suo gioco, sale vistosamente di colpi. Il murciano si incarta, come spesso gli accade, nella sua voglia di chiudere il punto anzitempo. E gli errori diventano un fardello insostenibile: sono 14 i gratuiti alla fine del set, che Musetti controlla con tranquillità e sicurezza da veterano, e chiude sul 6-3 con una smorzata che esce dalla sua racchetta come il tratto dal pennello di un pittore.

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Il problema quando affronti Alcaraz è l'altra faccia della medaglia, quella più luminosa. Se Musetti si sta pian piano conquistando quella regolarità soprattutto psicologica che gli si chiedeva per compiere il salto di qualità, lo spagnolo non intende negoziare il suo tennis. Come dargli torto: quando si esprime sui livelli massimi, è incontenibile. E poi quella sua prepotenza nel campo è ciò che l'ha portato a poter mostrare in bacheca già quattro titoli Slam. Quando la carta d'identità scrive 5 maggio 2003. Il secondo set è un clinic di potenza, sfrontatezza e capacità di reazione. Il vincitore del bronzo alle ultime Olimpiadi non gioca neanche malaccio, gli errori certo aumentano un po' rispetto allo zero del primo parziale, me è semplicemente investito dalla furia agonistica e dalla varietà dei colpi dell'allievo di Juan Carlos Ferrero. Il quale però perde di nuovo le sue certezze nel momento di chiudere il set, sul 5-1 a suo favore, quando concede al numero 13 del seeding due chance di tornare a crederci. Per sua fortuna, e per colpa del vento a sfavore che inchioda sul nastro un dritto di Lorenzo dopo una risposta di rovescio enciclopedica, ma con merito, Alcaraz mette il punto esclamativo.
Il terzo e decisivo parziale per decidere chi erediterà il trofeo del Masters 1000 di Montecarlo dal greco Tsitsipas inizia con un'ovazione del pubblico per i due contendenti. Un ringraziamento per quello che è stato, e per quello che verrà. Musetti nel primo game deve affrontare subito un momento di difficoltà annullando due palle break, anche perché il servizio non lo assiste più di tanto. Sulla terza, però, sparacchia fuori il dritto lungolinea, anche perchè le gambe non girano più e Alcaraz sbaglia meno. Purtroppo i problemi fisici alla coscia destra di Musetti, che tenta la soluzione disperata del medical time-out, condizionano il resto dell'incontro. L'italiano non si riprende più, crolla e cede 6-0. Sfuma così, con quella sensazione di amaro in gola per non esser stato nelle condizioni di giocarsela fino alla fine, la sua prima finale di un "mille" in carriera. Il pubblico cerca di rincuorare Musetti inneggiando il suo nome, e lui può consolarsi: su questa strada, ce ne saranno molte altre.
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