Roma e Lazio, due trasferte chiuse. L'avvocato Contucci: “È anticostituzionale, pronto il ricorso”
«L'atteggiamento del Comitato di Analisi per la Sicurezza delle Manifestazioni Sportive è una punizione mascherata da prevenzione». Esordisce così Lorenzo Contucci, avvocato penalista esperto delle vicende della tifoseria della Roma, commentando la decisione del prefetto di Bologna di vietare la trasferta ai romanisti residenti nel Lazio al Dall'Ara su indicazione del CASMS.
Siamo di fronte a una situazione ai limiti dell'incostituzionalità?
«Sì. Si sta trasformando il CASMS nel giudice sportivo delle tifoserie. Per vietare la presenza dei tifosi in trasferta, è necessario che quella partita sia a rischio. L'Italia è uno dei pochissimi paesi ad adottare queste soluzioni: in Inghilterra nessuno si sognerebbe di vietare una trasferta. Stiamo parlando di persone che hanno già pagato treno, biglietto e soggiorno, e questa decisione viene presa a tre giorni dalla partita. È assurdo».
Si può fare ricorso?
«Lo stiamo facendo insieme a un collega di Udine. In passato abbiamo agito anche per alcune società tedesche. In Germania sono gli stessi club a tutelare i tifosi e ad agire contro questi provvedimenti».
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Le tempistiche?
«Bisogna agire con grande rapidità, ma i costi per un ricorso al TAR sono significativi. Servirebbe un organo rappresentativo dei tifosi all'interno di ogni società, perché è difficile che i singoli tifosi possano organizzarsi da soli per intraprendere azioni legali».
Si è chiesto anche il divieto per la partita di Udine, quanto è probabile?
«Di solito il prefetto si allinea pedissequamente alle indicazioni dell'Osservatorio. La situazione con il Bologna poteva anche essere più comprensibile, visto che non c'è un rapporto particolare tra le tifoserie, ma il discorso per Udine è diverso».
Tutto questo mentre esistono strumenti per individuare eventuali responsabili.
«L'Olimpico è sorvegliato più di San Pietro il giorno di Natale, c'è il biglietto nominale e i controlli della questura sull'ingresso. Stiamo parlando di un paese capace di organizzare eventi come il Giubileo e il G8. L'ordine pubblico va gestito, non evitato. Altrimenti, dovremmo vietare qualsiasi tipo di manifestazione e chiudere le piazze».
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