Ranieri è mister derby. Pellegrini e Saelemaekers fanno volare la Roma
Ranieri l’aveva fiutata. L’occasione, del resto, era la più ghiotta: “Loro sono stanno vivendo un momento eccezionale, ma il derby fa storia a sé”. In quell’apparentemente insignificante “ma” c’era tutto il ‘sesto senso’ del veterano di poterla portare a casa. Perché ormai è assodato che chi sta peggio, nel derby capitolino, trova l’energia per risorgere. Il 2-0 finale è il manifesto ufficiale che la Roma manda al campionato. Della serie, “per l’Europa vogliamo tornare anche noi, non abbiamo ancora mollato”. Una Lazio dall’approccio sbadato crolla sotto i colpi del redivivo capitan Lorenzo Pellegrini e del sempre più determinante Alexis Saelemaekers.
Tutta la settimana a parlare del ballottaggio tra Pisilli ed El Sharaawy nel ruolo di trequartista incursore di sinistra. Alla fine, Sir Claudio sorprende tutti e inserisce quello che sarebbe ancora il capitano della Roma, malgrado a forza di critiche negli ultimi mesi sembrano esserselo dimenticato in molti. Una scelta di cuore, per rinvigorire un ragazzo che vive da tempo un periodo di difficoltà emotiva e tecnica. E quando si decide con il cuore e con l’istinto, spesso, si viene ripagati in oro: Pellegrini al minuto 10 si inventa un gol da numero 10, incastrando - sull’assist del solito peperino Saelemaekers – il pallone del vantaggio all’incrocio dei pali. Un gol esteticamente impeccabile – a conclusione di una ripartenza da cineteca - che ricorda quella versione extra-lusso del centrocampista nato a Cinecittà che, talvolta, si assopisce. Ma non era stata questa la prima avvisaglia di una Roma ‘in palla’ sin dal primo istante di gara. Konè al 3’ con una delle sue famose incursioni palla al piede aveva impegnato i guantoni di Provedel. Mentre dall’altra parte aveva risposto il destraccio alle stelle di Marusic da posizione invitante, che chiudeva un’azione folgorante di Tavares sull’out di sinistra.
Per il resto, la formazione giallorossa per 10/11 è la stessa di sempre, a cui l’ex allenatore del Leicester sta dando continuità nel tentativo di trovare una via per la redenzione. Niente sorprese, invece, per la scintillante Lazio di questo primo scorcio di stagione: prevedibile la scelta prudente di Dele-Bashiru alle spalle di Castellanos. Ma i biancocelesti sono tutt’altro che prudenti dal punto di vista difensivo. Anzi lasciano scoperte praterie nelle quali la qualità degli attaccanti della Roma va a nozze. Detto, fatto: al 18’ il raddoppio griffato Saelemaekers proviene da un’azione fotocopia del primo gol. Un uno-due che fa esplodere la Curva Sud, e che coinvolge tutto il “quartetto delle meraviglie” della Roma, visto che entrambe le reti sono frutto di due splendide manovre in contropiede orchestrate con il contributo decisivo di Dovbyk e, soprattutto, di un Paulo Dybala ritornato agli standard a cui ha abituato la Serie A da un decennio.
La squadra Baroni è tramortita, mai era partita così male quest’anno. Prova dunque a risvegliarsi dall’incubo con la travolgente serpentina al limite dell’area di Dele-Bashiru, che si vede murare però il suo insidioso diagonale mancino dall’intervento determinante di Hummels. Dybala, intanto, fa impazzire i difendenti della Lazio. Tra le linee sguscia via da tutte le parti, fa ammonire Gila e Zaccagni, e in generale è il fondatore di tutte le trame offensive della Roma. Cuore pulsante di una squadra in netta ripresa fisica e mentale, così come lui. Il primo tempo non regala ulteriori sussulti.
Baroni ridisegna i suoi dandogli una fisionomia più aggressiva, con Tchaouna e Dia che sostituiscono un timido Isaksen e un Dele-Bashiru che paga il suo scarso apporto nella fase difensiva. La Lazio, in effetti, ritorna in campo con gli occhi della tigre. Castellanos fa capire subito a Svilar che il secondo tempo sarà un’altra storia. Dopo due minuti, è Guendouzi a stimolare i riflessi del portiere belga con un mancino dal limite reso fastidioso da una sporcatura. Dall’altra parte anche la Roma dimostra di non voler trascorrere una ripresa di passiva sofferenza, e Pellegrini cerca di rendere la sua serata ancor più gloriosa andando vicino alla doppietta sul filtrante di Angelino, ma il suo tiro risulta troppo centrale e respinto da Provedel. Lazio che però è più viva, e i due neoentrati rischiano di confezionare la rete che accorcerebbe le distanze, ma Tchaouna getta alle ortiche la sponda intelligente di Dia.
Intanto un momento emozionante sembra interrompere la tensione della partita: un mix di tanti applausi e qualche ingeneroso e appena udibile fischio accompagna l’uscita dal campo di Pellegrini al 67’, sostituito insieme all’altro protagonista di giornata belga da Pisilli ed El Sharaawy. Castellanos impensierisce ancora Svilar con un rasoterra affilato, mentre Ndicka salva il risultato su Dia, e Tavares spedisce il suo diagonale a una spanna dal palo. Dal 70’ in poi iniziano le storie tese e la Lazio innervosendosi spreca le ultime energie a disposizione. Prima litigano due compagni di nazionale come Konè e Guendouzi, poi schermaglie tra Paredes e Dia. Come da rito usuale, ma non per questo meno deprecabile, il derby romano finisce con una rissa innescata da Hummels e alla quale ha contribuito Castellanos reagendo, con l’attaccante argentino che viene anche espulso. Ranieri fa 5 su 5 nei derby romani, un record da custodire con cura. Ma forse la notizia che lo farà dormire beato è il recupero mentale del suo “Lampard”, Lorenzo Pellegrini. Vedremo se la pace con la Curva Sud è cosa fatta, o se l’addio è ormai inevitabile. Baroni si lecca le ferite, con la consapevolezza che una rondine non fa primavera, ma che la spia della benzina è accesa.