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Roma tradita: giù le mani da De Rossi

Tiziano Carmellini
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Vietato sparare sul pianista! Soprattutto se l’uomo al piano era stato il passepartout per bypassare l’ira dei tifosi dopo la «cacciata» di José Mourinho. A Roma, tra i romanisti, chi avrebbe potuto dire qualcosa contro un mostro sacro come Daniele De Rossi? Chiaramente no e così, sulla buona fede dei tifosi e dell’ex centrocampista giallorosso, si è costruito un castello di carta che al primo sgrullone è venuto giù. I sintomi erano già evidenti e più volte si era rischiato lo scontro: la tensione all’interno di Trigoria era palpabile. Insomma, che il burrone fosse pericolosamente vicino, lo avevamo scritto di recente, ma nessuno immaginava una frana così improvvisa. Ora però, a frittata fatta, il silenzio non può bastare.

De Rossi ha svuotato l’armadietto e se n’è andato imbufalito (più per il modo che non per la sostanza...) ma con l’onore intatto. E nessuno pensi di poter scaricare i suoi fallimenti sudi lui. Un ragazzo, un calciatore e poi un tecnico diventato uomo in giallorosso e che per questa maglia ha dato tutto. Era già successo con Francesco Totti, altra proprietà ma gestione della «bandiera» per certi versi simile: e proprio le parole dell’ex Capitano dei giorni scorsi sulla situazione giallorossa avrebbero contribuito ad acuire lo scontro. Come se DDR fosse responsabile pure di quelle... Ora basta, ognuno si deve prendere le sue responsabilità senza innescare il solito scaricabarile. Poi come spesso accade nel calcio è l’allenatore a pagare per tutti: ma davvero qualcuno crede che questo è la conseguenza dei tre punti in quattro partite!? Sembra piuttosto l’ennesima spedizione punitiva. Eppoi, tutto questo casino per prendere Ivan Juric: senza nulla togliere a un buon allenatore che comunque non ha mai giocato una partita in una coppa europea. Ma su dai...

Nelle società di calcio, ormai strutturate come delle vere e proprie multinazionali, ognuno ha un suolo ruolo e le sue responsabilità: o questo vale solo quando c’è da incassare? Mandare via un tecnico al quale ci si è affidati per tre stagioni dopo solo quattro giornate non ha senso: tantomeno se questo tecnico è uno legato al club come Daniele. Qui qualcuno ci deve mettere la faccia, perché quella di De Rossi (fin troppo bistrattata) non basta. Ma forse la verità è un’altra, perché è sembrata entrare di nuovo in circolo quell’aria di «fuori tutti» che già nel recente passato aveva fatto pagare pegno a molti «innocenti». Quella «sindrome di accerchiamento» che a febbraio fece tabula rasa dell’area comunicazione «rea» di aver assecondato il volere del direttore sportivo dell’epoca: Tiago Pinto. Pensa te... È come se in un azienda si mandassero via i collaboratori più stretti di un caporeparto perché rispondevano a lui e solo a lui. I danni come sempre li pagherà la Roma mentre chi dovrebbe davvero metterci la faccia resta in silenzio trincerato dietro a un «no comment» o a un sirtachi a dir poco stucchevole.

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