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Il padel per rinascere: la rivincita di Monica

Fabrizio Cicciarelli
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Quella di Monica Vittiglio è una storia eccezionale. Si legge a ritroso, partendo dall’argento nel padel ai Campionati Europei per trapiantati dello scorso luglio, incredibile traguardo di un percorso iniziato nel dramma cinque anni prima, con la dialisi e la lunga permanenza in lista d'attesa, seguita dall'Unità operativa di nefrologia e trapianti dell’ospedale San Camillo Forlanini, diretta dal professor Paolo de Paolis. Una vicenda in cui la caparbietà si incrocia con la speranza, che nel giro di pochi mesi l’ha portata a un risultato sportivo inimmaginabile, ma soprattutto le ha offerto un appiglio nelle difficoltà. «A volte la testa è più forte del fisico - assicura - e lo sport diventa una sfida con te stesso per affrontare la malattia. È un messaggio che voglio trasmettere a chi si trova a fronteggiare ostacoli come la dialisi».

Monica ha 45 anni, è originaria di Cassino ma vive a Fondi e lavora come infermiera per l’Ares 118 di Latina. La sua vita è cambiata a settembre 2019, tornando a casa, sulla Pontina. «Ho cominciato a avvertire dei dolori lancinanti - racconta - e pensavo di avere un infarto, in realtà avevo tutti i valori sballati a livello renale, dopo che avevo già scoperto in età adulta di avere un solo rene funzionante. Mi sono ritrovata in dialisi nel giro di una settimana ed è stata tosta, anche perché quando lavori in questo ambito sai già a cosa vai incontro».

Il trapianto, a dicembre 2023. Nel frattempo, però, Monica scopre una passione che le cambia la vita. «Mi sono avvicinata al padel durante la dialisi, nonostante diverse persone mi mettessero in guardia. A volte però la testa è dura, tra una dialisi e l'altra ho cominciato prima con gli allenamenti e poi con le partite, nonostante la stanchezza. Gli Europei invece sono spuntati grazie alla Transplant Sport Italia, appena dopo il trapianto. Ero titubante, ero ancora a letto sofferente per l’intervento, i medici mi hanno imposto di stare a riposo tre mesi per evitare lesioni tendinee, ma ho ripreso la racchetta quattro mesi dopo il trapianto».

Tre mesi di allenamento per poi volare a fine luglio a Lisbona, dove ha realizzato una cavalcata incredibile con Enrico Pitzalis. «Non avevamo mai giocato insieme prima - rivela - ed è stata un’esperienza bellissima. Non pensavo andasse così bene, perché la finale con la Francia (9-7, ndr) è stata equilibrata. La vera medaglia però è stata poter essere lì, la gioia di tornare a vivere. Purtroppo molti dializzati si buttano giù, è anche una questione soggettiva, ma spesso non vengono nemmeno invogliati dai sanitari. Lo sport, anche leggero, può invece farti affrontare in maniera diversa la malattia, per me è stata una cura». Monica guarda già alla prossima sfida. «L’anno prossimo ci sono i Mondiali a Dresda, non sappiamo ancora se ci sarà il padel ma io ci sarò. Come? Magari il tennis tavolo, o la pallavolo».

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