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Olimpiadi, dopo le polemiche la boxe rischia di sparire a Los Angeles

Le gare di pugilato alle Olimpiadi di Parigi sono finite, ma ora inizia la lotta per la sua inclusione ai Giochi di Los Angeles del 2028, dopo che una velenosa controversia di genere ha acceso si questo sport riflettori che certo non desiderava. Il pugilato è un punto fermo delle Olimpiadi moderne, ha debuttato nel 1904 ed è stato disputato in ogni Giochi da allora, tranne che nel 1912. Muhammad Ali, Sugar Ray Leonard, Floyd Mayweather e Lennox Lewis, per citarne solo alcuni, hanno tutti iniziato alle Olimpiadi. Eppure quando si terranno le Olimpiadi di Los Angeles, non è detto che saranno in programma. Una crisi iniziata già prima che scoppiasse una disputa sull’idoneità di genere che ha finito per oscurare le gare e gettare una luce indagatrice sul modo in cui questo sport viene gestito dalla Federazione internazionale. 

 

  

 

Al centro dei problemi della boxe c’è una disputa prolungata mai chiusa tra il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) e l’International Boxing Association (IBA) guidata dalla Russia. La boxe è stata presente ai Giochi di Tokyo del 2021, ritardati dalla pandemia, solo dopo che il CIO è intervenuto per assumerne la gestione, cosa che ha di nuovo per quelle di Parigi, avendo di fatto escluso l’IBA dal movimento olimpico. Il presidente del CIO Thomas Bach ha avvertito che le federazioni nazionali di pugilato devono trovare un nuovo e «affidabile» partner internazionale per il CIO per essere sicuri che lo sport sia in programma nei Giochi del 2028. La decisione sarà presa nella prima metà del 2025.

 

 

Il principale contributo dell’IBA a Parigi è stato quello di organizzare una caotica conferenza stampa che aveva lo scopo di chiarire perché aveva squalificato l’algerina Imane Khelif e la taiwanese Lin Yu-ting dai campionati mondiali l’anno scorso. Il presidente dell’IBA Umar Kremlev, un oligarca legato al Cremlino, ha affermato che le due combattenti avevano «test genetici che dimostrano che si trattava di uomini». Il CIO, tuttavia, ha autorizzato le due pugili a competere e ha espresso dubbi sui test e le motivazioni dell’IBA. Venerdì Khelif alla fine ha vinto l’oro. «Sono una donna come tutte le altre» ha dichiarato, «Mi odiano e non so perché ma con questa medaglia ho mandato loro un messaggio». Gli addetti ai lavori affermano che escludere la boxe dalle Olimpiadi avrebbe molteplici ripercussioni. L’irlandese Kellie Harrington, che ha mantenuto il suo titolo a Parigi, teme che i Paesi ritireranno i finanziamenti per i loro programmi di boxe se non ci saranno Olimpiadi cui puntare. Oliver ha notato come molti dei migliori pugili professionisti britannici, tra cui l’ex campione del mondo dei pesi massimi Anthony Joshua, abbiano usato le Olimpiadi come trampolino di lancio. Nonostante consideri «un disastro assoluto» la governance dello sport, dice che è impensabile che la boxe non ci sia alle Olimpiadi.