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Parigi 2024, per l'Italia sono le Olimpiadi delle proteste. I casi judo, pallanuoto e Angela Carini

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‘Siam pronti alla morte l’Italia chiamò’. Parafrasando l’inno di Mameli, l’Italia che a Parigi si stringe a coorte. E si ribella. Dalla sfuriata di Cerioni nella finale di fioretto maschile persa da Filippo Macchi all’abbandono del ring di Angela Carini, fino all’ultima eclatante presa di posizione del Settebello nel match di pallanuoto contro la Spagna dopo l’ingiustizia arbitrale in Italia-Ungheria. Mai come in questa edizione dei Giochi si ricordano così tante proteste e contestazioni da parte degli Azzurri. E se il buongiorno di vede dal mattino, già dalle controverse decisioni nella scherma, nel judo e nel pugilato, si doveva capire che quella parigina poteva concorrere ad essere ricordata come l’Olimpiade più contestata di sempre per l’Italia. 

 

 

Che per la prima volta ha alzato un polverone da sotto il tappeto sul caso Khelif dopo la decisione di Angela Carini di abbandonare il ring dopo appena 46 secondi di match contro l’algerina. Un caso che fino ad allora era rimasto all’interno del ristretto mondo della boxe con la diatriba Cio-Iba e che da quel giorno è diventato un caso mondiale. Sul tema è intervenuta anche la premier Giorgia Meloni, in quegli ultimi giorni di luglio nella capitale francese, che addirittura ne parlò con il presidente del Cio Thomas Bach in un ‘bilaterale’ che anticipò anche quello con il presidente francese Emmanuel Macron, e che indusse successivamente il numero uno del Coni Giovanni Malagò a parlare di “imbarazzo istituzionale”. 

 

 

Da membro del Cio, lo stesso Malagò è dovuto tornare a metterci una pezza anche nell’ultimo caso all’ordine del giorno e che ancora fa discutere, vale a dire le proteste della Federnuoto e del Settebello per la palese ingiustizia subita nel quarto di finale contro l’Ungheria (espulsione di 4’ per brutalità di Condemi nel lanciare la palla in rete, rigore per gli ungheresi e dal possibile 3-3 al 4-2 con partita poi persa dagli azzurri ai rigori). Le ire del ct Sandro Campagna, accompagnate dal ricorso della Fin di Paolo Barelli alla World Aquatics e poi al Tas per chiedere l’improbabile ripetizione del match, fino all’autoespulsione di Condemi nella finalina di ieri contro la Spagna e l’inno di Mameli ascoltato dando le spalle alla giuria. Altro che spirito olimpico, italiani brava gente ma non provate a fregarci. Anche qui Malagò tra i due fuochi ha dovuto fare da pompiere. 

 

 

Passando a quello che dopo 15 giorni di Olimpiadi sembra già il trapassato remoto, come non ricordare le lamentele di Arianna Errigo in lacrime e “penalizzata dalle decisioni dell’arbitro” nel fioretto femminile, l’alzata di scudi di Odette Giuffrida nel judo, così come quelle di Aziz Abbes Mouhiidine, battuto per split decision dall'uzbeko Lazizbek Mullojonov (4-1) con il presidente della Federboxe Flavio d'Ambrosi che tuonò così in un comunicato: "Vergognatevi. Ancora una volta l'Italia è scippata. Pensavamo che il Cio tutelasse i pugili ed evitasse le nefandezze del passato”. E pensare che il caso Khelif doveva ancora arrivare.

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