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Euro 2024, Gravina e Spalletti non si dimettono dopo il disastro. “Il progetto continua”

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Piena responsabilità sul fallimento europeo ma si va avanti sul progetto pluriennale provando percorsi e soluzioni diverse per non commettere gli stessi errori. Dopo il ’naufragio’ di Berlino e una lunga notte di confronti e chiarimenti, il presidente della Figc, Gabriele Gravina, e il ct Luciano Spalletti, intendono tenere dritta la barra: niente dimissioni o passi indietro dopo Euro2024, nessun radicale stravolgimento ma una presa d’atto del momento di criticità da cui trovare presto rimedi «perché non sarebbe giusto buttare via tutto quanto fatto», come ha precisato il numero uno federale che ha difeso il ct. «Ha la nostra fiducia, non penso sia possibile abbandonare un progetto triennale dopo 8-9 mesi di lavoro. Ma c’è da cambiare qualcosa e da rivedere a livello di approccio. Sono deluso dalla prestazione, non dai ragazzi», spiega Gravina. Anche perché c’è la piena «consapevolezza di non poter mancare l’appuntamento con il prossimo Mondiale. Sarebbe inimmaginabile». Sangue freddo dunque e lavoro, tanto lavoro, fa intendere Gravina («I problemi io li affronto così») che, nella conferenza stampa post-eliminazione, evidenza i limiti oggettivi dimostrati dalla squadra, uscita agli ottavi dopo la prova incolore contro la Svizzera («Resta la delusione per una incapacità nell’aver potuto dimostrare ciò che abbiamo fatto e non abbiamo dimostrato il carattere per sopperire alle lacune che purtroppo abbiamo») tornando a invocare una maggiore valorizzazione dei giovani perché «non possiamo pretendere di vincere con poca esperienza».

 

 

Nella sua analisi Gravina manda un duro messaggio ai club di A, responsabili a suo dire di non dare molto spazio ai giovani azzurri che pure vincono in Europa («I giovani hanno zero presenze con i club. Abbiamo valorizzato le seconde squadre. Alcune formazioni Primavera hanno 100% stranieri. Purtroppo la ricerca continua del risultato sportivo a tutti i costi e in breve tempo non ti permette di avere pazienza sulla valorizzazione di questi ragazzi. Perché la federazione non può incidere su questo?») ma resta chiaro su un concetto: «Non esiste nell’ambito di una governance federale che qualcuno possa decidere dall’esterno, vale per la politica o per chiunque altro. La mia scadenza è per il 2025, stavamo già organizzando le elezioni alla prima data utile. Andremo in un confronto democratico, quella è l’unica sede». Al momento però non vuole pensare a una ricandidatura nel 2025 per arrivare con Spalletti al Mondiale: «Davvero non ci sono le condizioni per pensarci».

 

 

Al suo fianco uno Spalletti che non ha nessuna voglia di fare polemiche ammettendo che è stato fatto un passo indietro e che bisogna ripartire da zero. Nel prendersi la piena responsabilità del flop, il tecnico toscano continuerà a lavorare per risollevare la Nazionale e provare a darle un’impronta. «È un gioco che non faccio quello di tornare indietro, è chiaro che qualcosa ho sbagliato, ma devo guardare avanti. Ho cercato di ringiovanire e, siccome resto qui, cercherò di farlo ancora di più», sottolinea il ct che ammette di non aver dato la miglior versione di sè in questi dieci mesi. «No, sennò non saremmo qui. Mi rimproverano di aver fatto ricorso a miti ed eroi, di aver puntato troppo alto, ma io sono così, e degli esempi bisogna averli. C’è stata subito l’urgenza di avere risultati appena sono arrivato. Ieri si è fatto un passo indietro importante che non si può accettare, ma si riparte da lì: io penso di sapere che cosa fare e cerco di metterlo in pratica», spiega il ct rivendicando il buon rapporto con la squadra al di là dei rumors. «Con loro ho fatto colloqui individuali e ho anche parlato come fa un allenatore a un gruppo - spiega- , non ho visto criticità con la squadra». Il problema però è che il ko contro la Svizzera sfalda di colpo tutta la sua costruzione, di gioco e di filosofia. «La partita di sabato ci butta a zero e da lì bisogna ripartire. Bisogna ringiovanire la rosa e ricreare un gruppo. Non ho avuto le risposte che cercavo finora ed è necessario ricreare dal basso, un gruppo che abbia forze nuove. È difficile ritrovare un altro Chiellini o un altro Bonucci, ma dando spazio a Calafiori si possono ritrovare giocatori importanti. Dobbiamo fare questo percorso e credere che ci siano delle potenzialità che passano attraverso il gioco e le azioni». Se lo augura tutta la tifoseria tinta d’azzurro, reduce da una delle notti più difficili. Non per il ct: «La mia vita è stata tutta complicata perché sono state complicate anche le notti in cui ho vinto e poi ho dovuto gestire delle situazioni. Quella di ieri non è stata la notte più difficile della mia carriera». Ma certamente è stata la più lunga.

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