addio a Mourinho
Esonero Mourinho, i retroscena sui motivi dell’addio voluto dai Friedkin
«Grazie José, ma abbiamo scelto di cambiare l’allenatore, ora è il momento giusto». Alle prime ore del mattino di martedì 16 gennaio è finita l’avventura di Mourinho sulla panchina della Roma, con Dan Friedkin, arrivato lunedì all’ora di pranzo nella Capitale, che ha comunicato al portoghese una decisione maturata definitivamente nel post-partita della sconfitta con il Milan, ma già nella loro testa da qualche tempo. «L’AS Roma annuncia che José Mourinho e i suoi collaboratori tecnici lasceranno il Club con effetto immediato», il comunicato che poi, poco prima delle 10, ha annunciato alla tifoseria la scelta (non c’è alcuna penale da pagare, solo lo stipendio fino al 30 giugno), con l’ennesimo colpo di scena dell’attuale gestione. Il presidente giallorosso, dopo la rescissione concordata con Tiago Pinto, ha deciso di intervenire subito dopo la sconfitta di San Siro, con tre pilastri a giustificare una scelta che gli ha portato una valanga di critiche, le prime così importanti dall’acquisto datato agosto 2020. Dietro il congedo dello Special One (lunedì sono andati in scena degli scambi di vedute di fuoco) ci sono in primis i risultati, giudicati inaccettabili dai Friedkin, che già in passato - Ryan in particolare - avevano pensato altre volte al divorzio, ritornando poi sempre sui propri passi. Ma il rapporto era ormai logoro.
I 29 punti in 20 partite di campionato – mai così male dal 2002/03 -, il secondo posto nel girone di Europa League alle spalle dello Slavia Praga, l’eliminazione dalla Coppa Italia nel derby con la Lazio e l’andamento dell’ultimo mese, il tutto con il terzo monte ingaggi in Serie A e l’arrivo in estate di un big come Lukaku, hanno spinto i texani a interrompere in anticipo il rapporto che era in scadenza a fine stagione. Il tutto nonostante da parte dell’allenatore ci fosse stata l’apertura pubblica a rimanere e a rinnovare il contratto, anche puntando su un diverso tipo di progetto per il futuro. Altro fattore che ha spinto Friedkin ad esonerare l’ex Chelsea è stata la distanza siderale sull’atteggiamento da adottare nel valutare i motivi di tali risultati poco soddisfacenti di questi mesi. Nello specifico gli imprenditori di Houston non capiscono perché ci sia un'attenuante o un rimandare ad un elemento esterno per ogni sconfitta, come ad esempio quanto dichiarato sul rigore «moderno» assegnato alla Lazio o il continuo riferimento alle assenze di Dybala e Smalling. Terzo punto sul taccuino di Friedkin, che ha deciso di procedere con l’addio dopo aver già avuto in pugno l’accordo con De Rossi, è che quello attuale, dopo l’ultimo tour de force, è reputato il momento adatto per lo scossone. «Riteniamo che, nel migliore interesse del club, sia necessario un cambiamento immediato», una delle frasi della nota giunta da Trigoria: alla base di tale indirizzo c’è la considerazione che o si procedeva subito al cambio o altrimenti si rischiava di compromettere ulteriormente la stagione (alla fine il quarto posto e la qualificazione in Champions League distano 5 punti e c’è uno spareggio europeo con il Feyenoord da disputare).
«Ringraziamo José a nome di tutti noi all’AS Roma perla passione e per l'impegno profusi sin dal suo arrivo in giallorosso. Conserveremo per sempre grandi ricordi della sua gestione. Auguriamo a José e ai suoi collaboratori il meglio per il futuro», il saluto di Dan e Ryan Friedkin. È stato il primo ad accogliere Mourinho nel suo ufficio e a spiegargli l'allontanamento per i motivi precedentemente elencati, a cui si deve aggiungere anche un certo malcontento da parte della squadra, trai quali alcuni giocatori ritenuti dei fedelissimi, che già nelle ore successive al derby di coppa avevano manifestato i loro umori a Ryan Friedkin. Nel corso della mattinata lo Special One ha salutato i suoi ormai ex giocatori e i dipendenti di Trigoria, varcando i cancelli del centro sportivo per l’ultima volta intorno alle 13. «Grazie a voi ragazzi per questi due anni», le brevi parole con cui Mou ha voluto ringraziare i tifosi che lo hanno giubilato all’esterno del Bernardini. E che di certo sabato con il Verona non mancheranno di far sentire il loro affetto ad un allenatore entrato come quasi nessuno nel cuore del tifo romanista.