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Lazio, l'intervista de Il Tempo a Felipe Anderson: “Roma è casa mia, voglio restare qui”

Luigi Salomone - Daniele Rocca
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Ha dormito poco in questi giorni. Prendere sonno nell'ultima settimana non sarà stato semplice in casa Anderson, tra l'ansia da derby e l'arrivo della piccola Helena. Attraversa le porte dello Stadio Fersini subito dopo pranzo, Felipe ci concede mezz'ora del suo tempo prima di tuffarsi in palestra. A 31 anni ancora da compiere, la sua vita è cambiata completamente: «Diventare padre è sempre stato uno dei miei sogni, anche quando ero più giovane. I bambini mi sono sempre piaciuti. È un'emozione che non si può spiegare».

Com'è andata la prima notte?
«Grazie a Dio sta andando tutto bene. Dorme, anche se c'è qualche momento in cui piange. La madre da mezzanotte alle otto non mi sveglia, vuole che mi riposi, poi durante il giorno ci sono di più».

Le mancano nove presenze per tagliare il traguardo delle 300 partite: che cosa rappresenta la Lazio per Felipe Anderson?
«Da quando sono tornato mi sono sposato, ho avuto la bambina, è l'ottavo anno qui. La Lazio come ho sempre detto non è più una squadra o un club, è molto di più. Soprattutto adesso che è arrivata questa fantastica novità nella nostra vita, sono sempre grato di essere qui. Non so ancora spiegare a parole quanto sia importante la Lazio per me».

Ci sono speranze che sua figlia Helena farà l'asilo nido qui a Roma?
«Con il presidente abbiamo un rapporto ottimo, stiamo parlando. Secondo me siamo sulla buona strada, per me e per la Lazio. Presto ci saranno delle novità, avremo un incontro i prossimi giorni e vediamo gli ultimi dettagli. Credo che manchi poco per prendere una decisione. Ho sempre detto a tutti di voler dare priorità alla Lazio e trovare un accordo che faccia felici tutti quanti. Anche il presidente ci ha dimostrato la voglia di voler continuare insieme. Vediamo nei prossimi giorni quello che succederà».

Cosa è successo in estate con le offerte che le sono arrivate dall'Arabia Saudita e non solo ?
«A fine giugno ci hanno chiamato per capire come fosse la situazione, se avevo voglia di andare via dalla Lazio. Sapendo che ero in scadenza, tante squadre mi hanno contattato, ma si è trattato di sondaggi, mai di trattative vere e proprie».

 



Ci racconti qualcosa sul suo ritorno alla Lazio?
«Dopo l'esperienza al Porto, dove ho giocato poco, sono tornato a Londra e ho chiesto a mia sorella, che era già la mia agente, di capire se ci fosse la possibilità di tornare alla Lazio, magari anche solo in prestito. Appena ho capito che si poteva fare, ho preso la palla al balzo. Ho parlato sia col presidente che con il mister, ma quando ormai era tutto definito».

Quando pensi a casa tua, le viene in mente il Brasile o Roma?
«Quando vado in Brasile è perché vado da mia madre, lì non ho ancora casa mia. Io penso di restare ancora tanto tempo in Europa, casa mia è qui a Roma».

Sulla dichiarazione d'amore di Sarri per te e sul vostro rapporto...
«Quando lo sento che dice cose così belle su di me, mi viene ancora più voglia di ripagarlo sul campo per questa fiducia. Non è facile trovare un allenatore che punti su di te, che dice queste cose. Io con lui devo solo dare tutto sul campo e migliorare. Lui ci sta chiedendo più movimenti, più giocate veloci e più gol».

Felipe Anderson come sta vivendo questo inizio di stagione difficile con la Lazio?
«Secondo me tutto il gruppo pensa al bene della squadra, i singoli però devono migliorare. Stiamo iniziando ad avere solidità, questo ovviamente sul lungo periodo ci porterà i punti che ci mancano. Serve ancora qualcosa in più dal punto di vista degli spunti individuali. Io soprattutto quando non arrivano le prestazioni e non posso incidere come vorrei, mi resta un po' di amaro in bocca perché non siamo nella posizione di classifica dove dovremmo essere. Nelle ultime partite però abbiamo visto che la squadra sta tornando».

Si sente così al di sotto rispetto all'anno scorso?
«Noi mettiamo sempre al primo posto la squadra e se la squadra non è nella posizione che noi vorremmo ognuno si guarda dentro per cercare di fare meglio. Ci dispiace non riuscire a fare il massimo per la Lazio».

 

 

L'ultima partita era stanchissimo...
«Siamo calati un po' fisicamente, anche su questo lavoreremo in vista delle prossime partite».

Lo scorso anno ha giocato tanto da falso nove, ma qual è il tuo ruolo preferito?
«Il mio posto preferito in campo è dove posso giocare più palloni. In quel momento da attaccante mi sono divertito tanto perché ero al centro del gioco. Sull'esterno ho giocato la maggior parte della mia carriera e devo crescere ancora con il movimento senza palla».

Che cosa successe quella sera contro il Genoa? Non le andava di giocare esterno del centrocampo a cinque e lo hai detto a Inzaghi...
«Mi dispiaceva perché non potevo fare ancora bene quel ruolo. In quella posizione stavo tanto tempo senza giocare la palla. Sarà stato per l'età, mancanza di maturità, sicuramente non ripeterei certi atteggiamenti. Però mi ha fatto crescere giocare in quella posizione: non è che non volessi farlo, provavo a dare tutto. Quel periodo però è stato quello che mi ha fatto crescere di più perché ho imparato a fare la fase difensiva».

Quanto pesa a Felipe Anderson l'assenza di Milinkovic?
«È una questione di sintonia tra i giocatori che giocano da quella parte. Dobbiamo parlare di più, di conoscerci maggiormente. Anche perché nel calcio di oggi non c'è tempo, bisogna fare tutto in modo automatico. Ma nelle ultime partite siamo cresciuti molto, anche per le cose che ci chiede il mister».

Rimpianti per quanto riguarda il derby?
«Se avessimo avuto una posizione migliore di classifica avremmo rischiato un po' di più, anche se eravamo un po' calati fisicamente perché avevamo speso tanto. Se avessimo avuto più punti sarebbe stato più facile anche a livello mentale. Ora la Lazio ha solo bisogno di punti, è questa la priorità».

 



Arrivare agli ottavi di Champions è uno dei vostri obiettivi?
«Se vogliamo cambiare mentalità, non solo noi ma tutto l'ambiente, dobbiamo puntare a passare il turno. Ma non solo in Champions, lo stesso discorso va fatto in Coppa Italia e in campionato. Sempre alzare l'asticella. Tutti devono capire che la Lazio vuole lottare sempre per tutti gli obiettivi. Non sarà facile perché ci sono tante squadre che al di là della qualità hanno anche l'esperienza di giocare questo tipo di partite, lo abbiamo visto molto bene in Champions».

Parla con Isaksen, gli dà dei consigli? Pensi che sia un calciatore forte?
«Secondo me in Italia serve sempre un po' di tempo, anche io ne ho avuto bisogno. Secondo me lui farà cose grandiose perché ha tanta voglia, lo dimostra in ogni allenamento, è umile. Io ho una bellissima amicizia con lui. Gli dico sempre: "quando entri devi segnare, hai un dribbling incredibile". Ha tantissima voglia di lavorare e di prendersi il posto».

Sulla possibilità del suo amico Neymar di vincere ancora il Pallone d'Oro...
«Ci dispiace tanto per gli infortuni degli ultimi anni che lo hanno allontanato dai vertici e dall'élite del calcio mondiale. Però lui ha tanta voglia, c'è gente che lo cura ogni ora del giorno per farlo tornare al top anche per il Brasile. E penso che il suo obiettivo è il prossimo Mondiale: se lo vince può ancora pensare di conquistare il Pallone d'Oro perché uno come lui se lo merita».

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