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Calcio femminile, l'ex ct della Nazionale tira in ballo il “patriarcato” dopo il flop mondiale

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Fanno scalpore le parole di Milena Bertolini, ex commissario tecnico della Nazionale femminile, che ha perso il posto dopo la spedizione fallimentare al Mondiale. La coach è stata intervistata dal Corriere della Sera e ha raccontato i momenti difficili dopo l’eliminazione: “Finita la partita col Sudafrica sono andata a consolare le giovani, mentre le altre mi scansavano. C’era troppa rabbia in spogliatoio per fare discorsi. Non è vero che mi sono chiusa in camera. È vero che loro si sono riunite e hanno scritto quel comunicato. Il volo di ritorno è stato allucinante. C’è chi non ha più avuto il coraggio di guardarmi in faccia né di salutarmi. Certe ragazze fanno fatica a vivere l’errore e poi c’è l’aspetto social, vedersi sommerse dalle critiche toglie lucidità. La lettera è stata un’autorete pazzesca per il movimento”.

 

 

Ed ecco l’affondo che ha fatto il giro dei social: “La forza del Mondiale 2019 era stata una squadra di donne, con un ct donna, capace di fare gruppo. Questo, per l’Italia, era stato il cambiamento culturale. Dove sono oggi le donne negli staff della serie A femminile? Forse il 10%... Siamo considerate immagine, le quote rosa diventano necessarie. E noi ci mettiamo del nostro, siamo le peggiori nemiche di noi stesse. Aveva ragione Murgia quando diceva che servono due donne per far fuori una donna. Ma così andiamo indietro, torniamo al patriarcato”.

 

 

Bertolini non risparmia delle stoccate sulla scelta di Andrea Soncin come suo sostituto: “Gli auguro il meglio ma andava cavalcata quell’onda positiva. Sento dire che questo è l’anno zero, allora chi ha compiti di governo cosa ha fatto dal 2019 in poi? Certo oggi c’è il professionismo, importantissimo. Ma la progettualità è un’altra cosa. Distribuire risorse alla base, lavorare sul territorio, far crescere le tesserate, che si sono fermate, incentivare con la premialità a fare il settore bambine. E la promozione della Nazionale? Noi abbiamo fatto partite in casa in cui erano molti di più i tifosi avversari…”.

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