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Roma per la storia. La finale di Europa League a Budapest

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Tiziano Carmellini
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Ci sono notti nelle quali si scrive la storia di un club. In un senso o nell’altro: oggi è una di quelle. La Roma scende in campo a Budapest per l’ultimo atto dell’Europa League, più o meno un anno dopo la finale di Conference League vinta contro il Feyenoord a Tirana. Ad accompagnarla anche stavolta saranno oltre ventimila romanisti arrivati in Ungheria da ogni parte del mondo, con ogni mezzo: aereo, treno, automobile per colorare la Puskas Arena di giallorosso. E come se non bastasse nella Capitale ennesimo sold out all’Olimpico per la partita che non c’è: l’idea dei maxischermi nello stadio di casa ha fatto breccia nel cuore della tifoseria che si è letteralmente litigata i sessantamila tagliandi disponibili per seguire la sfida.

Altra Capitale, altra coppa, stessi colori, stesso tecnico. La differenza con il recente passato giallorosso è tutta qui e la fa quel signore tanto discusso seduto su una delle panchine (da sempre) più scomode della serie A. Lui invece è arrivato, così all’improvviso e ha lentamente conquistato il popolo giallorosso portando un trofeo importante nella bacheca di Trigoria e permettendo a squadra e tifosi di vivere una serata come quella di oggi: a prescindere da come andrà a finire.

Perché le partite le puoi vincere o perdere, ma è chiaro che quando arrivi a giocare una finale europea qualcosa di buono lo hai fatto eccome. Eppure il futuro del tecnico portoghese a Roma sembra essere segnato: avrebbe deciso di andare via comunque, meglio se con un successo. Ma per questo ci sarà tempo, stasera conta solo vincere. Per la Roma sarà la sfida anche contro il suo passato, perché dall’altra parte della barricata c’è il Siviglia messo su da Monchi che in Italia ha faticato non poco a trovare la sua dimensione tornando proprio da dove era venuto e da dove stasera cercherà di prendersi la sua rivincita: l’ennesima.

La cabala racconta che negli ultimi 20 anni le spagnole in finale non hanno mai perso nelle principali competizioni europee e per Mou (all’attivo cinque coppe europee vinte su otto giocate finora) potrebbe essere l’occasione giusta per sfatare l’ennesimo tabù. Eppure il Siviglia (sei trofei vinti in altrettante finali di Europa League) è diventata nel corso degli anni una specialista di questo tipo di gare: sarà tutt’altro che una paseggiata. Mou ritrova Dybala, ma alla vigilia gioca al ribasso sottolineando che il campione del mondo argentino ha nelle gambe non più di mezz’ora: difficile dire se sia verità o pretattica, ma le ultime uscite dell’argentino farebbero propendere perla prima ipotesi. Di fatto a ieri sera Dybala era dato probabilmente in panchina: almeno di partenza in una sfida per la quale la Roma ha un maledetto bisogno di lui e del suo talento... e non solo di quello.

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