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MotoGp, a Portimao vince Bagnaia. Sul podio anche Vinales e Bezzecchi

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Il "Diavolo rosso" fa subito l'ingordo, infilza la concorrenza al primo assalto e mostra a tutti le qualità, l'intelligenza e l'istinto da numero 1. Dopo la 'sprint race' Pecco Bagnaia fa sua anche la gara "tradizionale" dominando il Gp del Portogallo con cui certifica le proprie ambizioni che puntano ad un bis iridato da consegnare alla storia. Il segnale che voleva lanciare, soprattutto a se stesso, era dimostrare che nulla è cambiato dopo quel finale di stagione trionfale. E il campione del mondo ha tenuto fede alla sua promessa, mantenuta grazie ad un lavoro di squadra del team di Borgo Panigale, attento a non fare gli errori del passato.

La sua Ducati appare "imprendibile" affidabile e soprattutto quanto mai veloce, quello che serve anche per tenersi alla larga da pericolose "trappole" figlie dell'irruenza scomposta. Come quella provocata da Marc Marquez che con una manovra azzardata mette fuori causa dopo appena tre giri l'idolo di casa Miguel Oliveira (Aprilia) prendendosi una bella dose di fischi dal pubblico di Portimao e alimentando subito le polemiche sul fronte della sicurezza. La "prima" stagionale premia la qualità degli ingegneri italiani che fanno sventolare il tricolore: quattro le Ducati nei primi cinque posti, con il secondo posto occupato dall'Aprilia di Maverick Vinales che conferma un trend emerso già in modo evidente nei test prestagionali e piazza il grande colpo. Terza la Ducati del team Vr46 di Marco Bezzecchi, al suo secondo podio in carriera nella classe regina.

In un solo weekend Pecco cancella dunque quell'avvio 2022 tutto in salita, inverte la rotta e cambia la prospettiva facendo il pieno di ottimismo. "È stata rovesciata la medaglia. Lo scorso anno siamo partiti con dei problemi. Sono stati risolti quando siamo stati tutti insieme. Quest'anno siamo partiti nel modo opposto, con un passo in avanti. Adesso lavoriamo molto bene. Abbiamo guadagnato tanto in guidabilità. Non era scontato partire in questo modo ma quando tutto funziona bene il potenziale è anche molto alto. Siamo in un livello buonissimo", sono le parole di Pecco che si immaginava una partenza da campione del mondo, non però così perfetta. Il pilota torinese ha dimostrato fin dalle qualifiche la sua superiorità riuscendo a declinare alo stesso modo "gara breve" e Gp con la stessa autorevolezza.

"La sprint race non è mi è costata se non dal punto di vista mentale. Ci sono stati due picchi di adrenalina intensi e il sabato dopo la prova mi sentivo un po' stanco di testa. Ma è la prima gara e ci vorrà un po' di adattamento". Lo dovranno avere anche gli avversari impegnati a fronteggiare un "Diavolo" pronto a fare subito il vuoto. Da rivedere la prova di Luca Marini, caduto a 4 giri dalla fine per il bis dell’errore nella Sprint Race del sabato, così come la Yamaha, solo ottava con Fabio Quartararo, mai davvero in gara. Chi invece non smette di graffiare è la Ktm con Brad Binder e Jack Miller che hanno terminato rispettivamente al sesto e settimo posto.

La Honda invece finisce sotto la lente dei giudici per la manovra scomposta di Marquez che fa a sportellate e rovina la giornata a Oliveira (tanta paura e solo una forte contusione alla gamba destra per il portoghese) e a Martin costretto ad andare largo con la sua Ducati Pramac che non riesce a portare fino al traguardo. Per l'otto volte campione del mondo spagnolo una domenica da dimenticare conclusa in clinica mobile con una possibile frattura al primo metacarpo della mano destra. C'è piena ammissione di colpa per una staccata fatta in maniera troppo irruenta e tanta voglia di cambiare pagina: "L'importante è che Oliveira stia bene".

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